| | CESARE BERLINGIERI. MATERIA inaugurazione 22 dicembre 2005 | complesso monumentale san giovanni | catanzaro Mi sono spesso chiesto che cosa determina negli uomini del Mediterraneo lâinclinazione ad usare materie singole, naturali, colori dallâaspetto unico che vengono chiamati oltre atlantico monocromi. Sostiene Berlingeri, calabrese, che il monocromo ha ottomila incidenti e che lâinfinito tutto si può ritrovare nella singola cosa, nella cosa che è lâunum sempre. La monade da queste parti è questione dibattuta da oltre duemilacinquecento anni, da quando cioè qui in Calabria, a Crotone, Pitagora fondò la sua scuola per iniziati. Da allora si reputa che lâuno, parimpari ed invisibile, sia il tutto e il metro del tutto, che lâarmonia debba essere la necessaria declinazione sonora di questo uno. Quindi lo zero non può esistere. Gli uomini del Mediterraneo non credono dunque allo zero, e tantomeno ad una cultura del vedere, del fare, del vivere, del pensare, del mangiare e del parlare che possa partire dallâiIIusione della tabula rasa. Sanno che sono perchè altri sono giĂ stati. E sentono, forse inconsapevolmente talvolta, che la monade contiene tutto, essendo la negazione dello zero. Per questo motivo si esercitano nella materia, ne conoscono le ombre e le sfumature, le praticano. Sono convinti (ho parlato con molti di loro) che questo colloquio con la materia sia il percorso che li porta al colloquio con il pensiero. La materia è parte integrale dello spirito, dialettica. SicchĹ˝ le loro opere si caricano non di estetica pura, ma di significati misteriosi e reconditi, che altri chiamano poesia. Cesare Berlingeri appartiene a questo manipolo dl alternativi autentici al conformismo sancito. Si dedica quotidianamente al lavoro del colloquio con la materia, la gioca, la plasma. Lo fa stando in Calabria per una sorta di scelta che nulla vuole avere di monastico, poichè il mondo lo ha girato e lo gira regolarmente, come artista e come scenografo. Non celebra il suo percorso informale in modo sacerdotale, perchè viene da una esperienza che ha trattato sin dallâinfanzia la figurazione, anzi che la pratica ancora a momenti. Egli opera in Calabria, perchè quella è casa sua, sono sue le luci forti e le montagne feroci, è suo lo spleen del mare. Perchè la soliditĂ dei colori corrisponde lĂŹ alla franchezza delle materie. Perchè non ha bisogno di giustificarsi.E la questione della modernitĂ non se la pone neanche, perchè sa di essere un interprete autentico e un testimone veritiero, di oggi. Di oggi con la mano, lâocchio e il sentire che lui dice essere quello di sempre, dai primi segni sulle pareti antiche delle caverne proprio perchè sostiene, come Jorge Luis Borges, che lâuomo sia nato per disegnare il mondo. E muove la sua pratica affermando la relazione fra gesto fisico e materia: graffia la superficie, la iscrive, la piega e la ripiega. Non crede al mouse perchè vuole lâeterno perdurare del suo gesto e mi dice, mentre la notte viaggia verso la sua fine, che âlâarte è iniziata con un tizzone e finirĂ con un tizzoneâ. Pitagora lâamante della musica, gli darebbe ragione. Philippe Daverio Cesare Berlingieri. Materia Complesso Monumentale San Giovanni Catanzaro Fino al 22 febbraio 2006 |