“Pittore di cose e non di idee” teneva a precisare Renato Guttuso a quanti, a torto o a ragione, gli rimproveravano eccessi di arido ideologismo nella sua opera. Un modo per ribadire la centralità della pittura, l’importanza del mestiere e della materialità del “fare per immagini”. L’impegno civile -e politico anzitutto, senza alcun imbarazzo, e anzi con testarda e rabbiosa convinzione- aveva sollecitato nell’artista l’urgenza di una precisa presa di posizione. L’uomo, la sua sofferenza e la lotta quotidiana contro se stesso e la storia sono sempre stati motivi fondanti della sua ispirazione.
A distanza di anni dall’ultima grande rassegna che Bagheria aveva dedicato ad uno dei suoi figli più illustri, indagandone allora gli esordi fino alla drammatica denuncia del Got mit uns, la mostra a Villa Cattolica prende questa volta in esame il periodo immediatamente successivo nella produzione di Guttuso, dalla costituzione del Fronte Nuovo delle Arti fino alla fine degli anni ’60. E lo fa recuperando un considerevole
Il ’56 fu l’anno della svolta: Guttuso esponeva a Venezia La spiaggia. L’opera, in mostra a Bagheria insieme ai molti studi e ad alcuni bozzetti preparatori, fu definita da Longhi “uno dei quadri più ambiziosi ma anche coraggiosamente meditati della pittura moderna dopo La Grande Jatte”: uno slittamento di interessi, ma con al centro sempre la pittura protagonista. Non più la storia, politicamente riletta ed interpretata, ma gli anni del boom economico, di una nuova socialità che si incontra, si conosce e si disperde in nuovi riti comunitari (Boogie Woogie). Sull’onda della memoria, nostalgica e impudente, il ciclo dell’Autobiografia chiude significativamente la rassegna, scoprendo un pittore nuovo, anche lucido teorico, scrittore, caricaturista, scenografo…, capace di “evocare” le più intime realtà interiori della propria visione del mondo e di dichiarare con esse il coraggio della “fiducia dell’uomo nell’uomo”. E l’unica grande scultura di Guttuso, L’Edicola, in mostra per la prima volta dopo quarant’anni nel giardino della villa, testimonia ancora questa ferma volontà di comunicazione. A futura memoria.
davide lacagnina
mostra vista il 19 luglio
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