Categorie: sicilia

fino al 21.III.2010 | Adelita Husni-Bey | Modica (rg), Galleria La Veronica

di - 8 Marzo 2010

Sorge in mezzo all’immenso bosco pianeggiante di Grünewald, nella periferia ovest di Berlino. Lo chiamano Teufelsberg, letteralmente ‘monte del diavolo’. È in realtà una collina artificiale, edificata dagli americani per seppellire la scuola di tecnica militare progettata da Albert Speer, l’architetto del Führer. Ventisei milioni di metri cubi di macerie, prodotti dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, furono riversati sul corpo architettonico da occultare: la memoria del dramma bellico, intrappolata in una valanga di detriti, divenne elemento del paesaggio, dissimulazione e copertura di un’altra memoria scomoda da sottrarre allo sguardo.
Successivamente, durante la Guerra Fredda, l’esercito statunitense costruì sulla cima del monte fittizio una stazione d’ascolto della NSA – National Security Agency.
In questa location dell’assurdo, in cui la storia si è rappresa dentro forme insospettabili, integrandosi con la natura, Adelita Husni-Bey (Milano, 1985; vive a Londra) ha girato Paper Tiger and the Devil’s Mountain, video su tre canali dedicato alla sinistra vicenda della diabolica collina.
Immagini dell’ex stazione sono accostate a una serie di interviste telefoniche, rilasciate all’artista da alcuni veterani che lavoravano alla base. Qui i militari compivano la loro ritualità quotidiana, fatta di minime frequenze intercettate, di impulsi elettronici, di voci lontane, di coordinate geografiche, di dati da trasmettere, di suoni da archiviare. Nessun contenuto particolare, nessuna conversazione scottante. Solo rumori preziosi, utili al controllo dei movimenti del nemico.

Le memorie spezzate, offerte all’ascolto come frammenti dell’ovvio, racchiudono nella loro discorsività  superficiale tutta l’inquietudine che arriva da un tempo disperso: riecheggiano subdolamente, da lontano, la paura e la tensione, l’ansia, la routine e l’annoiata insofferenza che scandivano le giornate di lavoro a Teufelsberg. Dietro l’apparente calma piatta del ricordo si cela la mostruosità di vecchie belligeranze, di giochi di spionaggio, di violenze sommerse.
Adelita Husni-Bey immortala l’architettura fantasma sormontata dalla grande sfera ricetrasmettente, relitto abbandonato che ormai somiglia più a un’astronave aliena incagliatasi sul colle anni or sono. Le immagini a bassa definizione, piene di “rumore”, enfatizzano il carattere nostalgico del racconto; a spezzare la carrellata sono improvvisi buchi neri, parentesi di vuoto visivo e di pieno sonoro, su cui scorrono i sottotitoli dei racconti. Privi di volto, gli uomini che raccoglievano suoni si trasformano qui in immateriali presenze audio, voci che non riescono a raggiungere lo schermo.

Completano il progetto intensi lavori a carboncino e acrilico su carta: sono scene in bianco e nero, tratte da fotografie d’epoca, in cui gruppi di persone vedono contaminato il proprio spazio quotidiano da strane macchie scure. Zone d’ombra che alterano l’immagine e l’atmosfera. La minaccia del potere, senza volto e senza ragione, incombe come una nube tossica di cui non si scorgono l’origine né il senso.


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mostra vistata il 28 dicembre 2009



dal 28 dicembre 2009 al 21 marzo 2010
Adelita Husni – Bey Deadmouth
a cura di Bruna Roccasalva
Galleria La Veronica
Via Clemente Grimaldi, 55 – 97015 Modica (RG)
Orari: da martedì a domenica ore 15-22.30

Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0932948803; info@gallerialaveronica.it; www.gallerialaveronica.it



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