Giulio Cesare probabilmente, Tito giovane, Antonia, o forse Agrippina Maggiore, non si sa ancora bene. Si continua a discutere sull’identità delle tre teste in marmo ritrovate quest’estate sull’isola di Pantelleria, mentre maggiore sicurezza esiste sulla loro datazione: probanti riferimenti stilistici consentono infatti di collocarle in età giulio-claudia, nella prima metà del I sec. d. C.
Le tre capita in marmo pentelico sono state recuperate in buone condizioni lo scorso agosto, presso l’acropoli romana dell’antico stanziamento di Cossyra, nel corso di una campagna di scavi condotta dalla Soprintendenza archeologica di Trapani e diretta da Sebastiano Tusa, in collaborazione con Thomas Schaefer dell’Università di Tubinga e Massimo Osanna dell’Università della Basilicata. Si trovavano murate in una nicchia all’interno di una cisterna sulla collina di Santa Teresa, dove pare siano state conservate intenzionalmente per essere messe al riparo dall’invasione dei Vandali. Presto saranno esposte stabilmente nel costituendo Museo archeologico di Pantelleria, attualmente in progettazione nel castello dell’isola.
Intanto, in attesa che i lavori di sistemazione del museo vengano ultimati, i preziosi reperti si possono ammirare al Salinas di Palermo, accompagnati da un’intensa serie di scatti fotografici di Fabrizio Ferri, da tempo ormai pantesco d’adozione e testimone quasi in presa diretta, la scorsa estate, dell’eccezionale scoperta. Undici le fotografie in mostra: cinque i ritratti delle statue e sei invece gli scorci dell’isola che, insieme all’acqua, fanno da sfondo naturale alla “bellezza antica e contemporanea insieme” delle sculture. Così nella sensibilità del fotografo che ha scelto l’acqua come elemento caratterizzante la storia delle tre teste: su di esse il tempo passa, e come acqua, le lambisce appena, non riuscendo a comprometterne la forza e l’intensità. Il ricorso al digitale e la stampa a colori vogliono proprio evitare ogni effetto di imbalsamazione nostalgica, per restituire così al tempo presente l’emozione viva, pulsante, della contemplazione di queste antiche statue.
Uno speciale allestimento fa da cornice all’esposizione cui il museo ha eccezionalmente dedicato un’intera sala, con appositi pannelli didattici, a documentazione delle fasi di scavo e delle ipotesi di studio sull’identificazione degli augusti personaggi ritratti. Una studiata regia ha fatto della serata d’inaugurazione un vero e proprio evento, con il museo rimasto aperto fino a mezzanotte ad un fiume ininterrotto di visitatori. Continuano così i festeggiamenti in grande stile per il XXV anniversario dell’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana. Speriamo che agli “eventi” facciano presto il paio politiche d’intervento serie, capaci di una programmazione strutturale lungimirante e aderente alle reali emergenze del sistema beni culturali nell’isola.
davide lacagnina
mostra visitata il 22 novembre
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