La gipsoteca di Palazzo Ziino ospita, fino al 6 gennaio 2002, una mostra interamente dedicata ai fiori d’artista.
Ibiscus, rose, margherite, raffigurati sulle tele dei maggiori artisti del Novecento italiano, protagonisti dei movimenti artistici più interessanti, dal futurismo alla metafisica, alla “scuola romana”. All’ interno delle sale di Palazzo Ziino, numerosi dipinti tracciano il percorso della pittura italiana di quegli anni e delle tendenze artistiche dell’immediato dopoguerra.
Così i Fiori di Filippo De Pisis -che aprono la mostra- prendono forma nella materia pittorica, in un furore espressivo dei colori e della pennellata che caratterizzano anche le opere di Tosi e di Ottone Rosai; mentre con Giorgio Morandi si ritrova quella calma dai toni caldi e pacati -quasi monotona- delle opere degli anni ’50 e ’60: mazzetti di fiori inquadrati da un taglio estremamente originale, quasi fotografico, che punta sui dettagli.
Alla brillantezza dei colori di Mario Mafai e al viola serico delle sue composizioni, seguono i toni ugualmente brillanti ma gioiosi, delle composizioni esplosive di Antonietta Raphael, compagna di Mafai nella vita e anch’essa esponente di gran spicco della “scuola romana”.
Fiori astratti di Giuseppe Capogrossi, di Afro, di Morlotti; futur-fiori del futur-Balla, fiori realisti del realista Donghi o immerse nelle atmosfere sognanti di Licini.
L’ultima parte della mostra comprende una sezione dedicata unicamente alle opere del siciliano Piero Guccione. Vita e morte dell’Ibisco del 1979 e del 1984, il Vaso di Gerbere (1999), Per Eduard Munch (1977) ed Omaggio a Morandi del 1977, eseguiti a pastello su carta intelata -come il resto delle opere del maestro di Scicli presenti alla mostra- sono opere delicate nei colori e nella composizione, che restituiscono la leggerezza dei fiori; le opere di Guccione, di grande interesse per chi ancora non le conoscesse, concludono la mostra ed un percorso che dagli ani ’40 del secolo scorso arriva fino ad oggi.
La mostra, che vanta nomi illustri del ‘900 italiano, necessitava di un taglio più marcatamente storicistico, che inquadrasse chiaramente i protagonisti presentati alla mostra all’interno dei loro movimenti artistici -nati in un ambiente di grande vivacità culturale-, che si susseguirono dal secondo dopoguerra in poi.
Valentina Sansone
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