Tra i cugini d’oltralpe possiamo citare Boltanski con le sue Bougies che invadono un’intera stanza del palazzo con un gioco di ombre cinesi, provocate dal barlume di candele che rifrangono delle figurine di fil di ferro, l’artista nato a Parigi 55 anni fà crea un vero teatro, un’atmosfera fiabesca, un’opera splendida ed instabile che potrebbe scomparire semplicemente con un soffio. Un altro francese della Fondation è Alain Séchas, terribilmente ironico, ci conduce attraverso gattoni chitarristi e uomini in polistirolo dalla testa paradossale in un’ottica di
Ma come si è detto non di soli francesi si compone la collezione. Si passa dai fotografi tedeschi, spagnoli e brasiliani, si arriva a Bill Viola, americano, alla cui angoscia multimediale ed tecnologica è affidato il caveau del Palazzo. Imperdibili le fascinazioni architettoniche del congolese Kingelez. Nutrita è la schiera degli statunitensi tra cui ci sentiamo di citare Peter Halley, di New York, padre della Neogeometria, corrente degli anni ’80 contrapposta al Nuovo Figurativismo . Un ultimo sguardo è per Mario Merz, grande poverista milanese ed unico italiano della compagnia, che ci presenta una serie di Fibonacci (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21 ecc.) con numeri al neon che prende vita da una tartaruga.
massimiliano tonelli
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