Un percorso tra vecchie porte ricreate in gomma uretanica grigia; un nuovo ciclo di fotocollage digitali; tre quadri graffiati da landscape futuribili; due grandi sculture che regalano valenza architettonica a banali interni automobilistici; l’installazione principale che riproduce un abitabile ‘bozzolo’ post-tecnologico. Modulari e discretamente connessi tra loro, ecco gli argomenti dell’ultima mostra personale del milan-senese Loris Cecchini (Milano, 1969. Vive a Milano).
La pigrizia creativa, bisogna ammetterlo, non ha contagiato Cecchini. La vena di Loris, nonostante gli eccellenti successi internazionali (anche di mercato), pare ancora vivace. Lo scultore-fotografo non smette di sperimentare, aprire e chiudere cicli, inaugurare ampi settori di ricerca (sulle architetture stranianti, sui materiali tecnologici, sul video). Purtuttavia l’attuale produzione dell’artista, pur rimanendo in un alveo di elevata qualità, presenta defaillances lievi ma
Ma veniamo alle opere in mostra. Davvero stimolante e tutto da toccare il cammino attraverso dieci porte in gomma, perfettamente ricostruite sul calco di consunti portoni lignei. Le nuove architetture stranianti e specchianti, che l’artista sta edificando grazie alla consulenza tecnologica della multinazionale 3M, qui perdono parte delle loro caratteristiche: il grumo architettonico (Densityspectrumzones) presentato a San Gimignano ha meno forza e sacralità di quello, più piccolo ma più disturbante, visto alla mostra Nuovo Spazio Italiano a Trento. Ancora non del tutto convincente il video (Aerosol è troppo poetico e noioso, sta a disagio in una mostra che è un atelier d’architettura) né le piccole grotte (nel muro o in un grande grappolo di sfere bianche) ricavate con degli abitacoli di automobili sezionati trasversalmente o longitudinalmente. Si tratta anche di un omaggio della Galleria Continua ad un nuovo prezioso alleato: la Fondazione Nissan Arte Contemporanea di Roma.
Ci son parsi invece molto interessanti i quadri inediti, tutti grigi con delle incisioni rappresentanti pattern architettonici. Sembrano riportare sulla parete l’estetica delle sue tradizionali installazioni in gomma e riprendono un segno caro al Cecchini degli ultimi anni. Si tratta di un infinito landscape da realtà virtuale già notato con piacere sul drappo di un recente Palio di Siena, come avvolgente ‘arredamento’ fluo in un importante club toscano e nell’animazione posta a quinta scenica dell’inaugurazione di questa mostra.
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