Dopo una lunga attesa, parte ufficialmente la direzione di Cristiana Perrella: oltre alla grande mostra UNAROMA, dedicata allo scambio intergenerazionale…
In un’epoca che sottrae presenza alle cose, il grande fotografo Martin Parr ha lasciato un’eredità che appartiene a tutti: la…
Fiere, aste, collezionisti, maxi aggiudicazioni. Un racconto per frame, per picchi, per schianti, più o meno approfonditi e intrecciati tra loro,…
La nuova mostra nel museo capitolino propone un'esplorazione unica nell'antica cultura egizia: preziosissimi reperti dai Musei del Cairo e di…
Dopo Himmelsleiter, Billi Thanner torna a intervenire sulle torri della Votivkirche con una scultura di luce monumentale: è Infinity of…
Nella scintillante atmosfera natalizia che illumina Vienna nel periodo tra dicembre e gennaio, le mostre da vedere sono tante, anzi…
Visualizza commenti
I Musei italiani, tra cui il Maxxi di Zaha Hadid, se pur interessante da un punto di vista spaziale, volumetrico, rischia di ridursi a forma simbolica di un'architettura-feticcio, valida per tutti i contesti geografici, antropologici e ambientali. Ottimo per tutti i tipi di clima e per tutte le stagioni della vita. Una costruzione energivora, a forte impatto visivo, in cui la cultura estetica, trova la propria idonea prigione a regola d'arte: (un moderno sistema di controllo dell' arte e della cultura). Un museo autorefernziale, come tanti altri in Italia, gestiti da particolari figure, unte dal sovrano di turno; i quali possono servire il potere, o sparire presto dalla scena dell'arte. (vedasi museo Madre.) Musei, che hanno il compito di imporre al pubblico passivo, una cultura da "classi superiori", in cui il popolo passivo, si deve sottomettere. Gestiti con i finanziamenti pubblici, per poi vederli, nel giro di pochi anni, affondare in un mare di debiti. Eppure, la maggioranza del pubblico che paga le tasse, non s'identifica assolutamente con questo tipo di cultura calata dall'alto. Allora, perchè costringerlo a pagare ancora il bigletto? Un pubblico che non vuole essere umiliato da artisti narcisi e da demagoghi del nulla. Questi musei, sparsi sulla penisola, riflettono una crisi molto profonda di un modello di cultura, ormai degenerato, arbitrario, ad uso e vantaggio di pochi addetti ai lavori. Il pubblico passivo, per coinvolgerlo, viene bombardato da spot pubblicitari per non vedere assolutamente niente, se non premi e sfilate di artisti d'élite, di moda, pompati da collezzionisti, vezzeggiati da critici salottieri, come vere star del Cinema. Ciò, non tanto per il contenuto effettivo dell'opera d'arte,(ammesso che ce l'abbia) quanto per il successo o consenso critico che l'artista è riuscito ad ottenere all'interno del sistema consumistico, famelico e perverso dell'arte contemporanea. Dove, l'aspetto economico, comununque sia, prevale sempre su ogni altra questione che non sia di linguaggio o di istanze etiche nel processo creativo. Nell'antica Grecia l'arte e la cultura era il perno su cui girava la ruota della democrazia partecipativa. Un diritto all'arte che non era esclusivo di pochi, ma di tutta la cittadinanza. Una condivisione collettiva di pensiero. Una fucina straordinaria di idee filosofiche, che sono valide ancora oggi, basata su una precisa scala di valori autentici: (il vero, il bello, il giusto). Questi valori sono l'unica bussola efficare per orientarci oggi per costruire un nuovo linguaggio contemporaneo che sia produzione di senso, in una prassi creativa al servizio dell'intera comunità e non di pochi addetti ai lavori.