Nei flussi “migratori” che, entrando sempre più nel pieno della stagione estiva, tendono a spostare l’attenzione – anche dell’arte – verso le zone vacanziere, si inserisce a pieno titolo anche Pesaro. Con una serie di iniziative che a loro volta hanno il loro baricentro nel Centro Arti Visive della Pescheria, che fra l’altro quest’anno celebra il decimo anno di attività. È qui che sabato 15 luglio si inaugura la mostra Vis à vis – Collezioni si incontrano, che riunisce venti opere di artisti contemporanei italiani delle ultime generazioni provenienti dalle collezioni del Gruppo UniCredit e della società Pesaro per l’Arte Contemporanea. Un focus, a cura di Walter Guadagnini e Ludovico Pratesi, sulla natura del collezionismo “collettivo”, in questo caso relativo a banche e società, e sulle sue diverse finalità rispetto al collezionismo privato. L’incontro tra le due collezioni avviene in base ad un criterio cronologico, con l’arte degli anni Ottanta rappresentata da dieci opere della collezione UniCredit di giovane arte italiana, da Domenico Bianchi a Luigi Carboni, da Alberto Garutti a Davide Benati. Gli anni Novanta – con artisti come Stefano Arienti, Botto & Bruno, Loris Cecchini, Francesco Vezzoli – sono invece documentati dalla collezione di Pesaro per l’Arte Contemporanea, una società formata da quindici persone che hanno costituito una collezione in comune. È invece ospitata all’interno dell’ex chiesa del Suffragio – riaperta al pubblico per quest’occasione dopo tre anni di restauri ed annessa alla Pescheria – Nothing but material, la mostra personale dello scultore inglese Tony Cragg, che riunisce sei sculture di grandi dimensioni, eseguite dal 1999 ad oggi, realizzate con i materiali più caratteristici del lavoro di Cragg, dal vetro all’acciaio, dal legno al bronzo. In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo, edito da Hopefulmonster, con un testo del curatore Ludovico Pratesi, un’intervista con Tony Cragg e gli apparati di Francesca Ganzenua. Sempre a Pesaro, Palazzo Gradari presenta fino al 6 agosto una personale del bolognese Paolo Conti, curata da Vittoria Coen e Claudio Rizzi, con venticinque opere di grandi dimensioni, dai primissimi anni Settanta ad oggi.
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