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Alla scoperta dell’arte LGBTQ di tutti i tempi, con il nuovo tour del British Museum

di - 9 Luglio 2019
In Australia, i generi riconosciuti sono 23 ma, con ogni probabilità, sono ancora pochi, rispetto a quelli comunemente accettati dall’antica cultura babilonese. Con le necessarie semplificazioni, si può dire che la rigida separazione tra maschile e femminile rientra in un modello culturale relativamente moderno e principalmente occidentale e, per avere una dimostrazione storica della fluidità tra le identità sessuali, basta sfogliare qualche libro sulla mitologia greca oppure fare un giro in un qualunque museo di archeologia.
A rendere esplicita questa affermazione è il British Museum, che ha presentato una visita guidata alle sue collezioni a tema LGBTQ. Pezzo forte del tour è la famosa Coppa Warren, una coppa d’argento di età romana e di incredibile qualità, raffigurante due scene di atti omosessuali. La datazione colloca la Coppa nel periodo della Dinastia giulio-claudia, nel I secolo d.C., tuttavia, secondo alcune ipotesi avanzate da Maria Teresa Marabini Moevs e da Luca Giuliani, potrebbe trattarsi di un falso del XX secolo.
L’oggetto più antico del tour è una scultura di 10 centimetri conosciuta come degli Amanti di Ain Sakhri. Risalente a 11mila anni fa e rinvenuta in una grotta nel deserto della Giudea, fu realizzata nell’ambito della cultura mesolitica natufiana ed è la rappresentazione più antica al mondo di una coppia che fa sesso. L’identità dei soggetti non è chiara ma la vividezza dell’abbraccio è ugualmente commovente.
Molto più recenti sono le tazze e piattini che appartenevano a Lady Eleanor Butler e Sarah Ponsonby, due aristocratiche irlandesi che si recarono in Galles nel 1778 per poter vivere liberamente la loro relazione. Conosciute come le signore di Llangollen, vestivano abiti maschili e diventarono famose anche per la loro intensa vita sociale, che comprendeva frequentazioni con personaggi quali Sir Walter Scott, William Wordsworth, Anna Seward, Josiah Wedgwood e il duca di Wellington, oltre che per le loro relazioni epistolari con la regina Carlotta, Lord Byron e Mary Shelley. Nel 1790, apparve anche un articolo a loro dedicato sul General Evening Post, che ne sottolineava l’eleganza e il gusto.
L’iniziativa, per adesso in via di sperimentazione, si baserà su una serie di audioguide LGBTQ che potranno essere prese all’ingresso del museo. «Vedremo come andrà, quale sarà la domanda», ha detto al Guardian Sarah Saunders, responsabile dei programmi di apprendimento del museo. Per ora, l’arte di ogni epoca ci racconta chiaramente che l’amore e il desiderio sessuale sono sempre stati parte integrante dell’esperienza umana a prescindere dai generi e, tuttalpiù, è il modo in cui sono espressi che cambia a seconda dei tempi, delle società e delle culture.

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