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Arrivederci Kengiro Azuma, la tua rasserenante visione del mondo ci mancherà!

di - 16 Ottobre 2016
Kengiro Azuma, figlio di abili artigiani bronzisti, ieri a 90 anni si è liberato del corpo e ha raggiunto il MU (il Vuoto): principio e fine della sua ricerca artistica con il YU (il pieno) a partire dagli anni Sessanta.
Giunto a Milano nel 1956 da Tokyo con una borsa di studio, lo scultore frequenta i corsi di Marino Marini all’Accademia di Brera e trova casa in un ex edificio cinematografico dei primi del Novecento a Bovisa, dove ha vissuto, lavorato e creato dal 1958 fino a ieri.
Del maestro giapponese sono inconfondibili le sue gocce di bronzo: un monumento alla vita e sintesi formale che contiene un principio della filosofia Zen: essere vuoto vuol dire essere pronto a ricevere il pieno e l’armonia degli opposti. Fino all’ultimo giorno ha disegnato, meditato sculture forgiate da un gesto consapevole con coerenza e rigore, circondato dalle tenerezze famigliari e le attenzioni degli amici.
Ha collezionato numerose onorificenze internazionali, e Milano nel 1996 gli assegna l’Ambrogino d’argento per il suo impegno civico e alla sua città adottiva Azuma, lo scorso anno, ha donato MU-141 – La vita infinita, in collaborazione con la Fonderia Battaglia e gli Amici del Monumentale: una grande  scultura in bronzo situata nel piazzale del celebre Cimitero.
Deciso e mai inquieto, l’ex pilota kamikaze a servizio dell’Imperatore del Giappone durante la seconda guerra mondiale, sorretto anche nei momenti difficili da una ferrea volontà, non ha mai smesso fare l’artista, di ricercare forme che trattengono il fluire del tempo, ci ha lasciato in eredità la sua visione del mondo sereno attraverso opere nate dalla volontà di plasmare linee sinuose, vibrate da sovrapposizioni di vuoto e pieno, luce e ombra, forma e non forma, spirito e materia in relazione allo spazio. Centocinquant’anni fa, il 25 agosto del 1866 fu firmato il primo Trattato di Amicizia e Commercio tra il Giappone e l’Italia, e come testimonia Azuma, dall’incontro tra culture diverse, l’arte si rigenera negli scambi, confronti e ibridazioni. (J.C.)

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