Gli incontri per il ciclo di
ArtVeronaTalk si chiudono con una domanda cruciale. Collezionare: pratica intima o missione pubblica? Diverse sfumature di una inspiegabile esigenza che, oltra a coinvolgere la sfera personale, inevitabilmente si apre all’ambito della responsabilità collettiva e della partecipazione, per la stessa natura comunicativa, linguistica dell’oggetto in questione: l’opera d’arte. Ne parleranno, alle 16.30, i collezionisti
Diego Bergamaschi,
Vittorio Gaddi e
Giuseppe Iannaccone, con
Rischa Paterlini, curatrice della Collezione Iannaccone, e
Massimo Melotti, sociologo e critico d’arte, moderati da
Paola Tognon, critica e storica dell’arte. Ecco alcuni spunti sul tema del talk.
Pala Tognon: Per te collezionare e’ una pratica intima o una missione pubblica?
Diego Bergamaschi: «Collezionare è assolutamente un atto intimo, ma nel momento in cui la collezione inizia a costruirsi, nasce l’esigenza di renderla pubblica. Quindi va vista come pratica intima che diventa pubblica nel rappresentare ciò che si è fatto».
PT: Qual è la cosa che ti interessa di più del collezionare arte?
DB: «Condividere con l’artista i progetti che stanno dietro ogni singola opera, quindi condividerne sin dall’inizio la genesi e i motivi che hanno portato alla costruzione di quell’opera, di quel tema, di quel materiale. Condividere con l’artista, non partecipando ma conoscendo tutti gli elementi sin dall’inizio, è la cosa che mi stimola, che mi interessa e che mi gratifica maggiormente».
PT: Il ruolo della galleria?
DB: «La galleria ha il ruolo di produzione economica e di promozione culturale, sociale e museale nei confronti dei propri artisti. Il collezionista è il terminale ultimo di questo ciclo culturale ed economico».
In home: Giuseppe Iannaccone
In alto: Diego Bergamaschi