L’anno scorso il sindaco di Torino, Piero Fassino, aveva detto che al Castello di Rivoli non serviva un “testimonial”, ma un tecnico. L’affermazione era rivolta al Presidente Giovanni Minoli, che a più riprese – a Rivoli – si è dimesso e riammesso, come del resto ha fatto in queste ultime ore. In cui ha deciso che resterà in quella che probabilmente giudica la sua roccaforte, mentre Nespolo, Del Noce e Vanelli hanno lasciato proprio in questi giorni dal Museo del Cinema a Venaria, oltre il prossimo 31 dicembre, quando anche la direttrice Beatrice Merz vedrà finito il suo incarico. In attesa di trovare il nuovo “super-direttore” che dovrà occuparsi di Castello e GAM.
Il problema, ora, sembra essere proprio questo: Minoli non sarebbe d’accordo al concorso che Torino ha lanciato nei giorni scorsi, mettendo il bando su
www.praxi.com, società di consulenza organizzativa che dovrà selezionare un candidato-manager specializzato nell’arte moderna e contemporanea e con una mentalità in grado di pensare anche alla raccolta di fondi, che sarà invitato a vivere nella zona di Torino per tutta la durata dell’incarico. Ma a Minoli questo giro di valzer pare non piacere, compresa forse la possibilità di lasciare la poltrona della presidenza. Lo dice a chiare lettere a Dario Pappalardo su Repubblica, facendo ripiombare l’idea che Rivoli, senza questo bando e senza una persona forte ad accompagnarlo nel futuro, firmi la sua condanna a morte. E mentre l’Assessore Antonella Parigi, solo pochi giorni fa aveva dichiarato che Rivoli dovrà diventare un polo culturale e non solo un museo legato ai fasti che furono, arriva anche la lettera di “diffida” al Presidente dalla Regione Piemonte: “Qualunque considerazione sul tema successivamente espressa [dopo il Consiglio di Amministrazione dello scorso 19 dicembre, n.d.r.] dal Presidente Giovanni Minoli, rappresenta la manifestazione di insospettate opinioni personali, peraltro non suffragate da alcun segnale di contrarietà in occasione dell’atto deliberativo – che ha visto il Presidente favorevole al pari degli altri consiglieri – e quindi inspiegabilmente maturate in un secondo tempo”. Insomma, se in seduta il bando era andato bene a tutti, mentre oggi non convince il Presidente, che problemi sono sopraggiunti negli ultimi giorni? La voglia di problematizzare ulteriormente la situazione intricata dei musei torinesi?