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Cittadino onorario. Anzi, no. Asolo animalista ritira l’onorificenza ad Hermann Nitsch

di - 5 Settembre 2010

Amato e odiato, il destino dei grandi. Tutto regolare, un po’ meno quando i due sentimenti si incrociano, producendo effetti spesso paradossali ed incontrollati. Come accade ora ad Asolo, nel trevigiano.
Il protagonista è Hermann Nitsch, all’Asolo Art Film Festival va in scena la première del film HN di Daniela Ambrosoli, in concorso alla prestigiosa rassegna.
Tutti attendono, nell’occasione, il conferimento della cittadinanza onoraria al grande artista austriaco, che ha anche una mostra in corso nell’ex oratorio di San Luigi. Ma… il paradosso è in agguato: il comune ritira il conferimento, a seguito delle proteste animaliste giunte via email e formalizzate davanti all’ingresso della mostra. Un copione già visto tante volte, con mostre boicottate, conferenze sabotate.
Risultato? Nitsch ribadisce il suo amore per la città, dove ha concepito molto del suo Teatro delle Orge e dei Misteri, ma non donerà – come in progetto – opere in permanenza ad Asolo…

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  • Immagino che la ridente cittadina si scioglierà in lacrime per il mancato possesso dell'opera di questo insigne cornacchione.

  • Penso che l'umanità intera,non solo Asolo,dovrà dolersi per questa immane perdita.Che se le tenga le sue "opere" e ringrazi che ci sono ancora comuni,istutuzioni pubbliche e associazioni varie che lo invitano,lo onorano come fosse un grande artista,altrimenti dovrebbe andare a lavorare.Braccia rubate all'agricoltura.

  • Gli animalisti sono in ritardo di oltre trent'anni,queste battaglie sono già state fatte e regolamentate.A chi gridava assassino rispondo informatevi prima di aprire bocca e rischiare di far figuracce.
    Asolo perde un treno, un treno importante di spessore artistico/culturale mondiale.
    L'arte è espressione, e se oggi siamo quel che siamo è anche e soprattutto grazie all'arte. Nel bene e nel male. L'arte attraverso i mezzi, non fa altro che denunciare ciò che siamo, ciò che abbiamo vissuto e ciò che proviamo.
    Nitsch denuncia a modo suo tutto questo, con un messaggio forte, lo possiamo approvare o no, ma resta il fatto che denuncia il mondo che apparteniamo che ci piaccia o no.
    A chi è animalista rispondo che il maestro non ammazza più animali da qualche decennio, e quando lo faceva lo faceva su animali comunque destinati alla catena alimentare di cui la maggioranza degli esseri umani utilizza.

  • caro Vianello Ti piacerebbe che tuo figlio e tua figlia avessero tutti insegnati come questo orripilante uomo? Pensi che l'italia andrebbe meglio.

  • ma come si fa a dire "braccia rubate all'agricoltura" a un pezzo di storia dell'arte contemporanea??! Lo si può amare oppure non apprezzare affatto, ma resta un artista/intellettuale di riferimento nel panorama del secondo'900.

  • "questo orripilante individuo"... stiamo parlando del capo di una setta satanica? di un serial killer? non sapevo che Nitsch avesse fatto proseliti con la forza o con diabolici incantesimi; credevo che fosse un grande artista (che si può o no apprezzare, d'accordo, ma non certo liquidare sbrigativamente), uno di quelli entrati a pieno titolo nella storia dell'arte di ogni tempo, con un discorso culturale consapevole... invece era solo un mostro da tenere lontano dalla portata dei bambini (ai quali fa senz'altro meglio rimbambirsi davanti alla wii o ai reality volgari o ai film violenti)

  • @ap
    beh la wii fa riflettere senza dubbio più di questa monnezza, almeno a livello di sbattimento grafico . poi se sei un fan di luca barbareschi cannibal holocaust e il gioco delle coppie sono problemi tuoi, ma che questo pseudoartista adoratore di sacrifici umani (animali solo perchè timido) sia definito "un grande della storia dell'arte" mi fa solo sghignazzare . altro film che ti consiglio è Hostel di eli roth (ebreo anche lui, coincidenza?) lo troverai sicuramente un'altissima opera d'arte (peccato che certi fatti succedano veramente non mi sembra una catarsi riproporli magari facendoci ironia spigliata sopra), guardatelo mi raccomando .

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