È legata alle arti visive forse più di altre recenti la cinquantaduesima edizione del
Festival dei Due Mondi di Spoleto, che per due settimane tiene banco sotto la direzione di Giorgio Ferrara, al suo secondo mandato. A cominciare dal grande
Robert Wilson, regista sperimentale che da sempre intreccia trasversalmente la sua creatività, che firma l’immagine del festival, oltre a regia, scene e luci di due opere di
Samuel Beckett,
Giorni felici e
L’ultimo nastro di Krapp.
E gli eventi più recenti danno un significato speciale ad un’altra iniziativa, la rassegna
Frédéric Mitterrand Documentariste, dopo che l’ormai ex direttore di Villa Medici è stato chiamato da Sarkozy al Ministero della Cultura. In programma proiezioni del film
Les aigles foudroyés, Mémoires d’exil e
La délivrance de Tolstoï, ed un incontro con lo stesso
Mitterrand (politica permettendo, a questo punto).
Fra le mostre nel programma ufficiale quella dedicata da Palazzo Collicola a
Maurizio Mochetti, forse l’ultima curata dal recentemente scomparso Giovanni Caradente, oltre a
Circus Errans di
Andrea de Carvalho, sempre a Palazzo Collicola, all’opera video
Xfiction di
Raul Gabriel ed alla personale di
Gianni Politi …
and you tool me, curata da Gianluca Marziani e Maria Letizia Bixio. È invece la Rocca Albornoziana ad ospitare la mostra
Amore e Psiche. Storyboard di un mito, curata da Miriam Mirolla, che mette in scena la favola di Amore e Psiche come se fosse lo storyboard di un film, con opere – fra gli altri – di
Matthew Barney, Vanessa Beecroft, Sandro Chia, Gino De Dominicis, Marcel Duchamp, Tracey Emin, Jannis Kounellis, Richard Long, Fabio Mauri, Maurizio Mochetti, Donato Piccolo, Vettor Pisani, Kiki Smith, Cy Twombly.
E la rocca è teatro anche del primo evento di design del Festival dei Due Mondi, la mostra
O’dino – tracce di design contemporaneo, dedicata a
Dino Gavina. Donato Piccolo torna con la personale dal titolo
Meccanismi d’instabilità, organizzata dallo Studio Matteo Boetti presso la Casa Romana di Spoleto.