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Dopo documenta? L’EMST di Atene riparte da una call sul vuoto

di - 14 Aprile 2017
Uno spazio ampio e spoglio, compreso tra alte pareti bianche, la luce fredda cade dall’alto e non incontra nessun ostacolo. Il vuoto è la condizione di partenza per ogni storia, poi, di solito si riempie. E se invece fosse proprio il vuoto a recitare la parte del protagonista?
È una delle possibili domande poste da “Empty Pr(o/e)mises?”, call for proposal indetta da Aikaterini Koskina, direttrice dell’EMST-Museo di Arte Contemporanea di Atene, e Lanfranco Aceti, direttore del dipartimento di Arts Administration alla Boston University, in collaborazione con MIT Press, che stamperà il catalogo dei progetti vincitori. Il bando chiuderà ad agosto 2017 e prende le mosse da una situazione ambigua, trasformata in occasione di confronto. Le sale del museo ateniese hanno aperto nel 2014, al termine di un lungo restauro della storica sede di produzione della birreria FIX. Un’ottima premessa ma i lavori per popolare quegli spazi non sono mai iniziati veramente, nonostante l’egida del potentissimo Ministero della Cultura e dello Sport. Per dire, quello che ha detto no alla sfilata di Gucci sul Partenone. Certo, in questi ultimi tempi, la Grecia ha vissuto in regime di austerità, acuito da un clima di incertezza politica. Tutto ciò non ha agevolato la mission del museo, ovvero «la creazione di una collezione ellenica e internazionale di opere d’arte contemporanea, la promozione e la presentazione delle tendenze artistiche avanzate e sperimentali, lo sviluppo della ricerca scientifica su argomenti di storia e teoria dell’arte contemporanea», si legge sullo scarno sito ufficiale. Il risultato è ovvio: sale semivuote. E riempite solo in occasione di Documenta 14, perché Adam Szymczyk ha messo al centro del suo progetto curatoriale proprio i grandi e promettenti spazi dell’EMST, dove è stata allestita anche una sala dedicata a Maria Lai.
Ma cosa succederà dopo la kermesse? Come si trasformerà questo grande bianco? Per ora, conferma Aceti, più di quattrocento progetti hanno provato a rispondere alle vuote promesse/premesse, considerate da un punto di vista politico, sociale, visivo. «Chiediamo agli artisti di pensare a qualunque progetto in totale libertà, è accettato ogni mezzo e ogni pratica», si legge nella call, scaricabile da questo link.

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