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Dress code (e humour?) nero. A Napoli la nuova performance di Vanessa Beecroft

di - 14 Febbraio 2010

Dress code: nero. C’è questa perentoria prescrizione, oltre ai consueti minacciosi divieti di effettuare riprese fotografiche e video, nell’invito per la prossima performance di Vanessa Beecroft. Poco altro, per alimentare la curiosità e l’attesa per eventi che, in verità, ultimamente ripagano con una certa noia.
La location scelta è senza dubbio affascinante: il Mercato Ittico di Napoli, edificio dalle forme razionaliste progettato alla fine degli anni Venti dall’architetto Luigi Cosenza. È qui che – promossa dalle gallerie Lia Rumma e Massimo Minini – va in scena VB66, tableau vivant dove “un gruppo di sculture di donne a grandezza naturale, frammenti di gesso e circa 40 ragazze dipinte di nero occuperanno i numerosi tavoli del mercato”.
Il concept che si cela in queste premesse? “I corpi vivi, quelli calcati dal vero e i frammenti formeranno un insieme pensato come un monumento transitorio dedicato alla città e alla sua storia che continua a mescolare la contemporaneità con il passato – assicura la presentazione -. I frammenti ricordano ciò che resta della tradizione plastica classica, rimandano al ritrovamento dei corpi nell’antica città di Pompei, ma anche al disagio del corpo femminile”. Purché non ricordino i pesci surgelati, di casa al mercato…






Lunedì 15 febbraio 2010 – ore 18.30
Piazza Duca degli Abbruzzi – Napoli
Info:
info@liarumma.it
Web: www.liarumma.it

[exibart]

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  • ero stata scelta per fare da modella alla performance.ero molto entusiasta all'idea,mi poiace molto l'arte della beecroft.improvvisamente non c'è più il compenso per le modelle (per stare dalle 6 del mattino alle 10 di sera lì) e l'accoglienza da parte dell'artista (che non ci ha neanche guardate per spiegarci la performance) è stata pessima.molto delusa ho deciso di non prestarmi.e pensare che la beecroft spesso ha denunciato l'uso e l'abuso del corpo delle donne con le sue performance.invece molte di noi al casting si sono sentite carne da macello a cui non è destinato manco un minimo di rimborso spese per una giornata intera di lavoro.

  • Il divieto di riprese foto/video mi sembra normale visto che poi è il materiale che si vende

  • quanto vorrei essere presente!!!!
    vedere quello che precede il lavoro fotografico di vanessa è un'esperienza fantastica. i suoi lavori sono incredibili ed è vero i provinciali non riescno a comprendere la qualità delle opere di vanessa.

  • Noi sbagliamo tutto!! dedichiamo le riflessioni alla religiosità e alla fede, e all'ateismo nella modernità, o al senso di continuità e trascendenza che la nostra società sembra aver perduto, e ai temi dell'immigrazione, del volontariato, del terrorismo e del problema climatico, alle responsabilità della politica e del campo economico e finanziario, al ruolo degli intellettuali, dell'informazione, dei media nel riferire e nel servire la verità, "riga dopo riga". e si sbrighi ad aprire per favore, perchè non sono mica il postino o la pubblicità, lei mia dia il tiro perchè io sto bussando e non sto abusando!!!

  • Non posso che essere d'accordo! Chissà perchè in quel di L.A. certe boriosità non riesce a farle!?

  • Sono andato in pellegrinaggio al mercato del pesce e quello che ho visto non è stato niente di eccezionale.
    Poi è chiaro che con la comunicazione l'evento te lo puoi giocare come vuoi (in special modo con chi non c'era).

    Ma al mercato la situazione era molto dispersiva e l'unica cosa che ha distinto la performance da alcune mostre di fine anno in accademia, era il grosso budget profuso per questa idea stanca.

  • Questa performance, a parte le fregature di cui sotto, legate al carattere di umanità delle persone e alla loro vera sensibilità (modella sei un numerino, ti manca solo il numero sulla schiena) è a quanto pare, abbastanza ruffiana, e mi sa tanto di compitino, compitino assegnato e realizzato senza particolari strattoni, ma nella normalità di un fare didascalico. Giusto un 6.
    Una piccola digressione:
    L'unico corpo umano dipinto di nero che mi ha dato da pensare l'ho visto in giro, ormai qualche anno fa, in un opera di Carlo Buzzi, una sua opera appiccicata in molte copie, per le strade della città, al nord forse milano... in manifesti enigmatici che ti presentavano un uomo bianco ma nero, un ribaltamento dialettico tra l'io e il noi..che poi era il suo faccione dipinto come un nero dell'africa più profonda, veramente destabilizzante nel paesaggio della città, una sorta di narciso globale, l'artista multietnico per eccellenza.

  • Il quesito se gli elogi e la celebrità sortiti dal pittore siano fondati sui reali valori d'arte della sua opera, o se piuttosto non costituiscano il portato di uno di quegli entusiasmi che, di quando in quando, infiammano le cerchie mondane per ragioni che con la vera arte hanno in comune soltanto gli equivoci cui dànno luogo.

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