Non è solo una mostra, una serie di incontri, un evento lungo un mese: Finzioni, la manifestazione promossa dal Comune di Fiesole, “in scena” alla Palazzina Mangani dal 28 settembre al 27 ottobre, è un work in progress con l’obbiettivo dichiarato di minare convenzioni e preconcetti, così come l’anamorfosi, che è il suo leit motiv, è la trasgressione della prospettiva.
Partendo dal presupposto che spesso si ritiene di vedere mentre stiamo semplicemente guardando, si è pensato di ordire una partitura che si snoda in una mostra (“IL GRAFFIO NEL’OCCHIO” a cura di Fabio Norcini) e in un correlato ciclo di incontri (“ANAMORFOSI“, a cura di Luca Scarlini) con il proposito di riappropriarsi della meraviglia e dello stupore. Antidoto alle lenti deformanti imposteci dalla quotidianità “FINZIONI” è un itinerario giocoso, che accanto alle opere di artisti, grafici umoristici e satirici sul piano espositivo, affianca una puntuale ricognizione eretica, che dalle bufale e false notizie passando per i travestimenti animali, la menzogna letteraria e quella filmica, si propone di mettere in discussione i luoghi comuni, per sostituire all’ovvietà dell’abitudine la sorpresa della scoperta, alla superficialità dello sguardo la riflessione speculare. In mostra vere perle, molte costruite su misura: tra gli autori, anche se distanti geograficamente quanto stilisticamente, si è infatti registrata un’inaspettata adesione al progetto, segno della sua fecondità. “Graffi nell’occhio“, da intendersi sia nel senso di segno, ma anche di dispetto ad un reale ipercodificato. Come si addice a umoristi grafici, da Gianni Chiostri e le sue commistioni musicalgrafiche a Riccardo Mannelli, che per l’occasione presenterà il suo nuovo movimento artistico, “Guano” di cui fanno parte David Vecchiato, Massimo Bucchi, Gipi e tanti altri); da Ernesto Cattoni, poeta ingenuo ma non innocuo, a Giorgio Giaiotto (che racchiude l’universo iconico in impronte digitali). Che hanno un precedente geniale in Pino Zac, ideatore del Male e di altre testate come, guarda caso, L’Anamorfico, al quale è dedicata un’antologica storica di estrema suggestione. Un sondaggio tendenzioso che trova paradigmi figurali nell’opera di alcuni tra i più interessanti pittori contemporanei: da Richard Maury (apparentemente iperrealista, ma quanto contestatore della realtà) a Luis Moro (spagnolo straordinario, un pittore che dell’anamorfosi, specularità, e altri giochi di prestigio ottici ha fatto una sua cifra stilistica, costruendo fantastici cicli, da eterodossi bestiari a falsi affreschi sacri). Per non parlare delle macchine celibi, di Gigliola Caridi e Fabio Gianni, pezzi archeologici del futuro, o delle sculture di luce di Patrizio Travagli, o ancora i calembour figurali di Paolo Della Bella o le vere anamorfosi tessili di Oronzo Ricci. Un panorama ricco di contrasti, dunque, che trasformerà la Palazzina Mangani in moderna Wunderkammer , con la rara prerogativa dell’imprevedibilità e provocazione intellettuale. Il resto è sorpresa.
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