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Fobie, deliri e altre ossessioni. A Palazzo Grassi, tre film di notte, scelti da Luc Tuymans

di - 18 Giugno 2019
Una notte per cuori saldi, quella che attraverserà gli spazi del Teatrino di Palazzo Grassi dove, il 22 giugno, in occasione della Art Night, sarà presentata una selezione di film a cura di Luc Tuymans, artista al quale è dedicata “La Pelle”, monografica attualmente in esposizione a Palazzo Grassi. Una rassegna di tre classici della filmografia d’autore che, dalle 23 alle 5 di mattina, porteranno sulla superficie del grande schermo fobie, ansie, devianze, perversioni macabre e orrori sepolti.
Del resto, il metodo è simile a quello usato dall’artista nato nel 1958 a Mortsel, in Belgio, che si è dedicato alla pittura fin dalla metà degli anni ’80, contribuendo a rinnovarne il linguaggio. Processioni silenziose e calate in paesaggi rarefatti, espressioni di meraviglia impresse su volti tagliati da luce e ombra, tragedie gelosamente condivise da comunità ristrette. Tuymans, considerato uno degli artisti più influenti nel panorama internazionale, ritaglia la dimensione quotidiana, intimamente vissuta oppure mediaticamente diffusa, per ottenere una «falsificazione autentica» della realtà, come descritto dall’artista stesso.
La mostra, a cura di cura di Caroline Bourgeois, presenta più di 80 opere, realizzate dal 1986 a oggi, per tracciare un percorso esaustivo sulla sua produzione. I tre titoli, che saranno proiettati il 22 giugno, aprono un interessante spaccato non solo sulle suggestioni che animano i lavori di Tuymans ma anche sul nostro tempo, sulla nostra esistenza.
Si inizia con Don’t Look Now, classico dell’horror anni ’70, diretto da Nicolas Roeg e tradotto in italiano con un fin troppo narrativo A Venezia…un dicembre rosso shocking, su soggetto dell’omonimo racconto di Daphne du Maurier, autrice prediletta dal cinema a tinte fosche e ripresa anche da Alfred Hitchcock per Rebecca, la prima moglie. Ma la cfira thriller-horror è solo la superficie, perché la pellicola è in realtà incentrata sulla fenomenologia del dolore causato da una perdita di un figlio e dalle ripercussioni che tale evento può avere su una relazione di coppia. Il film non riscosse subito un grande successo ma fu in seguito rivalutato per l’innovativo stile del montaggio e per l’approccio impressionista alle immagini, diventando, oggi, un vero cult.
A seguire, Rundskop, film del 2011 scritto e diretto da Michaël R. Roskam e candidato nel 2012 all’Oscar come miglior film straniero. Si tratta di una tragedia dai tratti grotteschi e anche qui la storia, che poi è molto vicina alla cronaca, rappresenta un pretesto per scavare nella psicologia dei personaggi. Il contesto è quello malavitoso fiammingo, la vicenda riguarda il traffico degli ormoni destinati all’allevamento ma il vero soggetto è la personalità solitaria e violenta del protagonista, che assurge a simbolo di un’umanità tormentata da un destino ineluttabile. La fotografia, diretta dal talentuoso Nicolas Karakatsanis, è caratterizzata da tonalità fredde e dipinge un mondo ristretto, dal quale i colori sono esclusi.
Infine, a segnare il passaggio tra la notte e il giorno, la terribile vicenda di Issei Sagawa, raccontata da Caniba, documentario del 2017, di Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor. Nel 1981, durante una sua permanenza a Parigi, Sagawa uccise una ragazza olandese di 25 anni, sua compagna di studi alla Sorbona. Dopo averla uccisa, praticò sul suo corpo atti di necrofilia e cannibalismo. Sagawa, figlio di una famiglia giapponese molto influente, riuscì a scampare al processo in Francia e tornò in Giappone da uomo libero. Il documentario va oltre l’antefatto, al quale si accenna rapidamente, scegliendo di concentrarsi sulla figura di Issei e, in particolare, sul suo rapporto con il fratello, Jun, senza alcuna velleità di impartire giudizi di carattere etico. Il film consiste per la maggior parte di primi piani strettissimi sui due fratelli e di pochi inserti, tra cui alcuni film familiari che restituiscono la loro infanzia spensierata. Tuymans ha dedicato a Issei due opere, due ritratti realizzati nel 2012 e nel 2014 ed esposti per la mostra a Palazzo Grassi.

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