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Gore Vidal: addio all’uomo più controverso d’America. Scrittore, drammaturgo, politico, attore e sceneggiatore, dal punto di vista sempre “sui generis”

di - 1 Agosto 2012
D’accordo, non si trattava di un’artista tout court, ma era in qualche modo vicinissimo all’arte anche per la capacità di decrittare fenomeni, di trovare strade alternative, di proporre nuovi modelli. Ed è impossibile non ricordarsi per un attimo del suo essere una spina nel fianco nella cultura e nella politica americana. Se n’è andato ieri, per complicazioni legate a una polmonite, all’età di 86 anni, Gore Vidal, il “riformatore radicale”, come lui stesso si definiva, attaccato e attaccante nei confronti delle vicende della storia statunitense del Novecento, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore che scelse come nome d’arte il cognome del nonno, il senatore democratico dell’Oklahoma Thomas Gore. Critico sui generis del capitalismo, omosessuale dichiarato dagli anni Quaranta, romanziere scandaloso che con “La statua di sale”, storia semi-biografica dell’amore giovanile di un ragazzo per il suo migliore amico, pubblicato nel 1948, si attirò le antipatie della stampa per i successivi vent’anni.
Una carriera che oltre all’attività di scrittore lo porta a diventare sceneggiatore per grandi classici girati a Cinecittà, negli anni ’50, tra cui “Ben Hur” con Charlton Heston. Anche in questo caso però Vidal era decisamente sopra le righe, e l’ampio ruolo che ebbe nella ri-stesura del film non gli fu mai riconosciuto.
Alla fine degli anni ’60, in quell’anno folle che fu il 1968, uscì la commedia “Myra Breckinridge”, sul tema di una transessuale, vista come il nuovo emblema della femminilità, andando a toccare satiricamente la storia del potere americano, le lotte per i diritti, i ruoli sessuali. Arrivarono poi i volumi della serie “Natives of the empire”, che raccontava gli episodi politici e sociali degli Stati Uniti, a partire dai tempi della Guerra Fredda. Fortemente critico nei confronti dell’amministrazione Bush, sull’11 settembre si espresse a favore dell’ipotesi di una sorta di complotto interno: gli USA lasciarono spazio agli attentati per capitalizzare su un evento che avrebbe permesso di ingaggiare una guerra contro un’entità astratta come il terrorismo, sotto il profilo di una falsa bandiera. E a tutte queste attività, Vidal non si negò nemmeno la possibilità di prendere parte come attore in alcuni lungometraggi, tra gli altri in “Roma” di Federico Fellini, dove recita sè stesso, e nel fantasy “Gattaca” del 1997, di Andrew Niccol, dove interpreta il direttore Josef con Uma Thurman, Jude Law ed Ethan Hawke.

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