Dal 20 marzo al 30 giugno, il Museo del Corso, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, continua la sua indagine sull’arte tra Otto e Novecento. Dopo ”I Macchiaioli”, “La campagna romana”, il progetto culturale voluto dal Presidente della Fondazione, prof. avv. Emmanuele F.M. Emanuele, propone una attenta analisi su un fondamentale percorso lungo mezzo secolo d’arte in Italia: quello che si evolve in una molteplicità di proposte non figurative dall’inizio degli anni Dieci e sino alla fine degli anni Cinquanta, dal Futurismo all’Astrattismo.
La Mostra, curata dal professor Enrico Crispolti coadiuvato da Marco Tonelli, è realizzata da Edieuropa, società specializzata nella organizzazione di eventi espositivi ed editoriali.
Non v’e dubbio che il Futurismo apra sulla scena dell’arte italiana la problematica del contemporaneo; vale a dire di quella profonda innovazione della sensibilità e della visione del mondo che costituisce la novità rivoluzionaria della cultura artistica del XX secolo rispetto al passato, anche recente. Ed è nell’ambito del Futurismo che si formulano per la prima volta in Italia ipotesi di quella che comunemente è detta “arte astratta”, cioè sostanzialmente non figurativa.
Entro le vicende del Futurismo – che sono appena state ricostruite nella loro articolata, vicenda evolutiva, lungo oltre un trentennio, dalla grande mostra realizzata in Palazzo delle Esposizioni – corre dalla prima metà degli anni Dieci un filo rosso di attenzioni all’elaborazione di immagini non-figurative. E ciò costituisce la premessa dialettica di una vicenda, che prende più esplicitamente autonoma consistenza nel Concretismo durante gli anni Trenta, ma che si articola poi in posizioni assai diversificate, e persino tra di loro distanti, fra gli anni Quaranta e Cinquanta, pur sotto il segno dominante dell’egemonia dell’Informale.
E’ un percorso essenzialmente d’avanguardia che attraversa le vicende dell’arte italiana del primo Novecento, ed entro il quale i tramandi sono più dialettici e persino a volte antagonistici piuttosto che pianamente diretti. Ed è questo percorso che, per la prima volta con altrettanta attenzione, la mostra intende ricostruire, documentando sinteticamente attraverso opere esemplari il lavoro dei protagonisti, in differenti passaggi e momenti della ricerca. Vale a dire quella vicenda di forte tensione innovativa che si è sviluppata nell’arte italiana del primo
Novecento, appunto dal Futurismo, nel cui ambito si formula tempestivamente una possibilità di “arte astratta”, alle prime ed alle ulteriori formulazioni dell’Astrattismo, dal Concretismo all’Informale.
Ottanta le opere, pitture e sculture, in mostra. Il percorso si muove dal “Futurismo primi anni ’10”, con opere di Boccioni, Balla, Severini, Romani, Dudreville, Prampolini, Depero, al “Futurismo secondi anni ‘10” (Balla, Depero, Dottori, Magnelli, Evola), “Futurismo anni ‘20” (Prampolini, Evola, Fillia), “Futurismo anni ‘30” (Prampolini, Dottori, Fillia, Oriani), “Concretismo anni ’30” (Reggiani, Licini, Soldati, Rho, Magnelli, Munari, Radice, Melotti, Fontana), “Scultura anni ’40-’50” (Viani, Franchina, Mastroianni), “Movimento Arte Concreta anni ’40-’50” (Magnelli, Reggiani, Soldati, Conte, Munari, Berti, Nativi, Barisani, Bonfanti, Nigro, Veronesi), “Sviluppi di ‘Forma’ anni ‘50” (Dorazio, Turcato, Accardi, Sanfilìppo, Perilli, Consagra), “Astratto-Concreto anni ‘50” (Afro, Corpora, Birolli, Santomaso, Sadun, Vedova, Brunori), “Spazialismo anni ’40-‘50” (Fontana, Crippa, De Luigi, Tancredi, Guidi, Finzi), “Informale anni ‘50” (Burri, Moreni, Scarpitta, Vedova, Mannucci, Franchina, Mirko, Scanavino, Vacchi, Leoncillo, “Segno e Materia a Roma anni ’50” (Prampolìni, Cagli, Capogrossi, Scialoja, Lazzari, Guerrini, Colla).
Approfondimenti saranno dedicati in catalogo e in mostra anche alla moda e alla musica, indagando i punti di incontro tra i movimenti artistici in discipline tra loro diverse.
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