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Il Louvre di Abu Dhabi? Un puzzle di tredici musei tutti francesi, composto da trecento prestiti ruotati su dieci anni

di - 29 Luglio 2014
“Birth of a Museum”, la mostra che ha anticipato il nuovo Louvre di Abu Dhabi si è conclusa ieri dopo aver messo in scena per molti mesi 160 opere di Paul Gauguin, René Magritte, Giovanni Bellini, Édouard Manet, Alexander Calder, Paul Klee, Yves Klein e Cy Twombly. Un assaggio di quello che sarà il nuovo avamposto francese negli Emirati, nelle sale del Manarat Al Saadiyat, il centro espositivo di Saadiyat Island.
Che ora però è costretto a scoprire nuove carte, visto che per l’opening non è poi così lontano. Secondo le parole di Manuel Rabaté, amministratore delegato di Agence France-muséums, che gestisce i rapporti tra il museo-satellite del Golfo e le sue istituzioni partner francesi, ha dichiarato che, per iniziare, dall’Europa arriveranno qualcosa come 300 prestiti da 13 musei partner che contano ovviamente il Louvre, ma anche il Musée d’Orsay e il Centre Pompidou. Le opere saranno annunciate entro la fine dell’anno, insieme ai termini del contratto di prestito.
Pare però che le opere resteranno ad Abu Dhabi per dieci anni, e che saranno a turno disposti nelle sale della nuova struttura, che già però conta i pezzi acquistati per la “Nascita di un museo”. In più ci sono le 500 opere che compongono la collezione permanente.
Il contratto tra Emirati Arabi Uniti e Francia, stipulato nel 2007, durerà 30 anni e il numero di prestiti diminuirà gradualmente nel corso del primo decennio, perché si dà il caso che la collezione del Louvre Abu Dhabi sarà in crescita (se non qui, dove?).
La squadra francese, inoltre, capitanata proprio da Rabaté e composta da un team di 17 persone, si è trasferita ad Abu Dhabi, per avere insieme agli Emirati la possibilità di lavorare in maniera più coordinata sull’ambizioso progetto, smorzando così le polemiche lanciate dal Sultano bin Tahnoun Al Nahyan (Presidente dell’Abu Dhabi Tourism and Culture Authority), verso il vecchio direttore del Louvre, Henri Loyette, criticato per non aver messo in cantiere la formazione di specialisti sul posto e per non aver consultato l’Emirato sulle acquisizioni del museo. Jean-Luc Martinez invece, raccontano i bene informati, visita i lavori nel Golfo ogni due mesi. E meno male!

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