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In love with Frank Gehry. Mentre New York scopre la torre di Spruce Street l’architetto parla di arte e costruzioni di sentimento

di - 20 Febbraio 2012
“Icona dell’architettura iconica”. Così ha definito il “Guardian” Frank Gehry , un ritratto che parte proprio dall’essere icona, che in discipline come l’architettura fa rima con spreco, stravaganza, eccessi. Con qualche distinguo: il conservatore Hal Foster ha visto nella Walt Disney Concert Hall costruita nel 2005 a Los Angeles e costata 274 milioni di dollari «una formula vincente per qualsiasi azienda che vuole essere percepita come un “attore” dell’economia globale».
Insomma, Frank Gehry after Bilbao (accusato anch’esso di essere uno “spreco” di volumi) continua la sua ascesa. Anche New York, che una volta evitava i progetti dell’architetto, ha aperto il teatro Signature e in Spruce Street è stato completato il primo grattacielo firmato Gehry nella Grande Mela. Che non è il Guggenheim, ma che ha angoli morbidi, lucenti e smussati dal riflesso del sole.
Ma sono proprio le sue modalità di operare che generano controversie: la sua proposta per il memoriale del generale Eisenhower a Washington non è piaciuta ai conservatori. Gehry vorrebbe mostrare l’ex presidente come un ragazzo a piedi nudi venuto dal Kansas. Niente pompe magne di successo, a farla breve. «C’è una reazione contro di me e contro chi come me ha fatto edifici di movimento e sentimento. C’è una tendenza al ritorno del blando, modernista» afferma l’ottantaduenne Gehry, mettendo di mezzo anche Anish Kapoor e Olafur Eliasson, come esempi di artisti che hanno il talento (e i mezzi) per costruire grandi strutture.
Poi c’è l’accusa economica di un dispendio eccessivo di denaro per i progetti, che l’architetto argina così: «I miei edifici sono tutti in budget. Il grattacielo di Spruce Street ha una superficie di increspatura in acciaio inox che sembra costosa, ma che in realtà non costa più di una facciata standard. Ciò è stato possibile lavorando con il produttore, testando le opzioni e gli errori che avvengono durante la costruzione, che spesso rappresentano una quota consistente dei bilanci finali, per eliminarli alla base». Le increspature sono una decorazione gratuita?  «Sono solo vetrate, forse il 10% è decorativo».
Bilbao è un monumento splendido che offusca l’arte? «Il museo ha gallerie classiche per gli artisti storici, e spazi eccitanti per i vivi, che possono rispondere con progetti ad hoc».
Uno stile, quello di Gehry, che a New York si sta vivendo come logo: la torre di Spruce Street è commercializzata come “New York by Gehry” e si stanno vendendo magliette che hanno stampato l’esclamazione “Fuck, Frank Gehry!”. Eppure Gehry è un’icona ben lontana dall’essere trasgressiva e si basa ancora sull’idea che l’architettura sia un rapporto di relazione tra attori e pubblico. E mentre si aspetta il Guggenheim di Saadiyat ad Abu Dhabi, a Spruce Street c’è chi punta già il dito verso l’alto, come a rimarcare che l’impresa dell’architetto “non freddo” ha messo a segno un nuovo colpo.

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