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Linea Terra Acqua. Sette giovani artisti per valorizzare il Bosco di Villa Buri di Verona

di - 26 Giugno 2019
«Una bellissima occasione che pone le fondamenta per una solida costruzione di interesse e partecipazione, dove arte e politica si fondono secondo il concetto greco». È il pensiero di Francesco Lasala, uno dei sette giovani artisti, studenti dell’Accademia di Belle Arti di Verona che, sotto la guida dei loro docenti Daniele Salvalai e Andrea Fabbro, dopo un percorso didattico di diversi mesi, hanno messo a punto la terza edizione di Linea Terra Acqua dedicata al tema del labirinto. A ospitare le installazioni, mimetizzate tra gli alberi, gli spazi verdi e i cespugli con cui dialogano, è il bosco di Villa Buri.
Non a caso il progetto, realizzato in collaborazione con Villa Buri onlus, che ha tra i suoi scopi la valorizzazione del grande parco alle porte di Verona (via Bernini Buri 99), gode del patrocinio, oltre che di Comune e Provincia di Verona, della Società Italiana di Arboricoltura che ha vegliato proprio sulla pacifica convivenza di arte e natura in un rapporto che con questa mostra si vuole esaltare.
Tra gli obiettivi la «radicalità dell’espressione artistica, in quanto tale discutibile – è sempre il pensiero di Lasala – perché solo ciò che è perfettibile ha futuro», ma anche la consegna di messaggi importanti, come ha spiegato Ehsan Shayegh, di origine iraniana, autore dell’installazione Miraggio che intende invitare in maniera poetica alla riflessione sui cambiamenti climatici e sulla desertificazione in agguato, anche a causa «della mancanza di una buona gestione delle risorse da parte del governo e della popolazione».
«Un banco di prova per offrire agli studenti la possibilità di misurarsi con il mondo professionale – ha spiegato il curatore Daniele Salvalai –, per sperimentare il confronto con dimensioni molto diverse da quelle di un laboratorio e con un contesto affascinante, ma anche difficile, molto differente da quello museale». Su quarantacinque studenti che hanno preso parte all’invito, nell’ambito di un piano di crescita dei progetti didattici che vede l’Accademia di Belle Arti di Verona impegnata in un circuito virtuoso di collaborazioni con le realtà professionali e aziendali, sono stati solo sette quelli selezionati: oltre al Tunnel di Lasala e al Miraggio di Shayegh, l’Impronta di Giorgia Sorrentino («la natura agisce su di noi e noi su di essa»), l’omaggio alla figura mitologica di Arianna di Davide Bontempi, quello di Jennifer Tauber all’equilibrio e alla bellezza della forme naturali, il gioco di luci e ombre proiettato nel cerchio di pietre di Linda Simioni e il percorso che Gaia Serafini offre ai visitatori come possibilità di compiere un rito di passaggio.
«Il comune denominatore – ha concluso Salvalai – è l’attraversare la natura, vivere l’attraversamento del paesaggio da un punto di vista oltre che fisico e mentale anche emozionale, per incitare a fermarsi e a rallentare i ritmi della nostra esistenza». Le opere resteranno in mostra fino alla fine di settembre, le più meritevoli diventeranno patrimonio permanente del parco. (Camilla Bertoni)

In alto: ph. Andrea Fabbro e Alberto Scorsin

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