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Musa, diva, compagna e di più. A Barcellona, una mostra racconta luci e ombre di Gala Dalì

di - 28 Luglio 2018
Chi sarebbe stato Salvador Dalì, senza la sua Gala? Più di una musa, di una compagna, di una mercante, è risaputo il ruolo cruciale che Elena Dmitrievna D’jakonova ebbe nella vita e nell’arte del grande Dalì e non solo, considerando i suoi legami con intellettuali come, tra gli altri, Paul Éluard, che sposò in prime nozze, Max Ernst, André Breton, con il quale però i rapporti furono burrascosi, Luis Buñuel, René Crevel, che sulla sua vita voleva scrivere un romanzo, René Char e Man Ray, che la volle come modella. Ma delle sue ambizioni, delle sue idee, dei suoi desideri, non ci sono arrivate notizie chiare, affidate perlopiù a resoconti contrastanti. Prova a fare chiarezza “Gala Salvador Dalí. A Room of One’s Own in Púbol”, mostra che aprirà il 14 ottobre al Museo Nazionale d’Arte della Catalogna, a Barcellona.
L’esposizione ci racconta di una donna disposta a svolgere un ruolo secondario ma anche desiderosa di forgiare il proprio percorso come artista, «Gala si sentiva più a suo agio nell’ombra ma, come Dalì, avrebbe voluto diventare una figura leggendaria», ha spiegato Montse Aguer, direttore dei musei della Gala-Salvador Dalí foundation, che ha collaborato alla realizzazione della mostra. Gala leggeva le carte dei tarocchi ma sapeva anche come condurre gli affari e Anaïs Nin scrisse di come la donna organizzò alla perfezione il soggiorno del marito Salvador a casa di Caresse Crosby, scrittrice, editrice e mecenate americana. E questo suo talento non passò inosservato, nel bene e nel male. Giorgio De Chirico la voleva come agente e Peggy Guggenheim la descriveva come «bella ma troppo artificiale». «Alcuni la denigrarono come avida», ha detto Estrella de Diego, curatrice della mostra, facendo riferimento a quell’Avida dollars, l’anagramma coniato da Breton per schernire Salvador Dalì. Ma forse questa immagine è da riconsiderare, tenendo conto del fatto che Gala lasciò Éluard e Parigi per stare con Dalì a Portlligat.
Lungi dal poter capire chi fosse veramente Gala, la mostra di Barcellona solleva tante domande quante risposte. Molti dei 315 oggetti esposti, compresi alcuni degli abiti che hanno fatto di Gala un’icona della moda, firmati da Christian Dior ed Elsa Schiaparelli, provengono dal castello di Púbol, nido d’amore della coppia e dove Gala fu sepolta, in una cripta progettata da Dalì che, però, giace distante, in un luogo diverso, nel museo di Figueres, la sua città natale.

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