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Per il Padiglione Albania a Venezia, Driant Zeneli ci guida in un viaggio straordinario. Ma non troppo

di - 13 Marzo 2019
Il nostro percorso di approfondimento dedicato agli appuntamenti più attesi della prossima Biennale d’arte di Venezia, a cura di Ralph Rugoff e in apertura l’11 maggio, continua con il Padiglione Albania che, come vi anticipavamo qualche mese fa, presenterà il lavoro di Driant Zeneli. Maybe the cosmos is not so extraordinary è il titolo del progetto, a cura di Alicia Knock, già curatrice al Centre Pompidou, che trae ispirazione da Drejt Epsilonit të Eridanit, Sulla strada per Epsilon Eridani, avveniristico romanzo di fantascienza pubblicato nel 1983 dallo scrittore e fisico albanese Arion Hysenbegas.
L’opera in Laguna rappresenta una tappa di Beneath a surface there is just another surface, progetto multidisciplinare avviato già nel 2015, a Metallurgjik, un complesso industriale distopico, nella città albanese di Elbasan. Negli spazi dell’Arsenale, Zeneli presenterà un’installazione ibrida tra la leggerezza del video e la presenza scultorea, una soluzione che, a quanto pare, vedremo spesso alla 58ma Biennale. D’altra parte, l’artista nato a Scutari nel 1983 e attualmente tra Tirana e Milano, già in altre occasioni ha lavorato su questo doppio binario, oltre che con materiali e linguaggi eterogenei, dalla performance ai tessuti. In questa occasione, ritornano anche alcuni dei temi a lui più cari, quelli del limite delle azioni e dei pensieri umani, dell’utopia e delle conseguenze dei sogni irrealizzabili.
La storia raccontata da Maybe the cosmos is not so extraordinary è ambientata nelle miniere di Bulqize, una città nel nord-est del Paese dove, dal 1918, si estrae il cromo che, da un lato, rappresenta una risorsa chiave per lo sviluppo industriale dell’Albania, dall’altro si scontra con gli interessi economici e politici del Sud del mondo. Attraverso gli occhi di un gruppo di adolescenti di Bulqize, seguiremo il viaggio fantasmagorico del minerale, dal particolare al globale, dalla sua estrazione e lavorazione in fabbrica fino alla sua esportazione e sfruttamento a livello mondiale, dall’ambito geologico a quello antropico. Il processo di estrazione del cromo si trasforma così in un’immagine scultorea ipnotica, trasmessa da un video a due canali e che verrà richiamata da una grande installazione organicamente inserita negli spazi dell’Arsenale.
Zeneli, che nel 2017 ha diretto la manifestazione “Mediterranea 18 Young Artists Biennale”, già nel 2011 ha partecipato alla Biennale di Venezia, per “Geopathies”, collettiva a cura di Riccardo Caldura per il Padiglione Albanese che, in quella edizione, era allestito presso lo Spazio Rolak, in Giudecca.

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