“un alias é un elemento che punta un altro elemento…”
Così inizia Il testo critico di Paolo Balmas nel catalogo Gimp che accompagna questa mostra di particolare interesse, non solo per la proposta dell’autrice, ma anche per il concorso di altri fattori che valgono ad intrecciare tra loro in modo nuovo sede espositiva,
organizzazione e rapporto con le istituzioni.
Maria Semeraro espone ingrandimenti fotografici del funerale di Lady D. Si tratta di immagini elaborate al computer a partire da una serie di scatti da lei stessa effettuati dinnanzi allo schermo televisivo durante la diretta RAI trasmessa il 6 settembre 1997. Nel
percorso simmetrico della mostra con le sue immagini in sequenza che avvolgono il visitatore il particolare scarto percettivo demanda esclusivamente a quest’ultimo la responsabilità di attivare un'”icona” piena e vitale da contrapporre a quella che egli vede, uguale a destra come a sinistra, e che ben presto si rivela essere nient’altro che un “alias” , termine mediato dal gergo del computer dove sta ad indicare un’immagine vuota, stereotipa e stilizzata che in effetti ha solo la funzione di interruttore grazie al quale è possibile “aprire” un vero “qualcosa” collocato altrove.
Secondo l’autrice il funerale di Lady D. (seguito da due miliardi di spettatori) del rito funebre e dei personaggi legati all’intera vicenda ci ha presentato, appunto, soltanto degli “alias”. Tenendo conto dello straordinario coinvolgimento mediatico innescato dall’evento il titolo prescelto per la mostra si ribalta subito in una domanda diretta e facile da intendersi pur nella sua natura metaforica: qual’è il documento originale che possiamo aprire “cliccando ” su queste immagini (e sicuramente su molte altre)? Per Maria Semeraro il documento originale da aprire siamo noi, con la nostra capacità di creare i linguaggi del presente e le nuove icone che li rappresentano nella pur difficile coesistenza con il “già
dato” che crea noi, che sostanzia la nostra identità. In linea con una ricerca che dagli anni ’90 ad oggi procede dalla tridimensionalità oggettuale e materica a quella percettiva, digitale e fotografica, l’autrice propone un’interazione tra creatività soggettiva, ambiente e fruitore che danno vita ad un “atto artistico” intrinsecamente “democratico” in quanto basato sullo scambio e la partecipazione.
La sede espositiva
E’ il nuovo Spazio Russell del Liceo Sperimentale omonimo in Via Tuscolana 208. Con questa mostra lo Spazio Russell si “apre” per diventare una interfaccia, un canale di scambio culturale attivo e propositivo tra la scuola (professori, studenti, genitori), il mondo esterno e viceversa L’istituzione.
Altro elemento significativo. Il recente decentramento comunale. La mostra si avvale della partecipazione attiva del IX° Municipio con la disposizione e la “leggerezza” che il centralismo burocratico precedente difficilmente poteva permettersi. E’ un segnale finalmente per la città di Roma di collocarsi velocemente al livello delle altre
città europee e quindi di prestare più attenzione ad un settore come l’arte contemporanea e a quanto la produzione artistica ha da “comunicare” , da diffondere a più livelli nel tessuto vivo della città? C’é da augurarselo.
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