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Romaeuropa. Ecco tutte le novità e i nomi che animeranno la nuova edizione della kermesse capitolina, in partenza dal prossimo autunno

di - 8 Giugno 2012
“All that we can do”. Un titolo per il Romaeuropa Festival 2012, una dichiarazione di intenti degli organizzatori e un invito a tutti gli spettatori e gli operatori del campo culturale. Dalla conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2012 del Romaeuropa e Digital Life all’Opificio Telecom Italia, è questo uno dei temi principali ad emergere. Senza la retorica della “cultura petrolio italiano”, la sfida proposta è di quelle che rendono piena giustizia alla fecondità del fare artistico: interpretare il nostro tempo, sociale e individuale, attraverso una serie di eventi che scavino a fondo tra le pieghe delle contraddizioni che lo contraddistinguono, ora più che in passato.
C’è fermento durante la presentazione, il fermento proprio di chi sa di proporre qualcosa di importante. Alle parole di Franco Bernabè, di Dino Gasperini e di Franco Scaglia, concentrate sull’impegno profuso dai partners e dalle istituzioni presenti sul territorio, fanno eco quelle di Fabrizio Grifasi, direttore della fondazione Romaeuropa, che attraverso una rapida carrellata presenta tutte le iniziative che animeranno l’autunno artistico romano (dal 26 settembre al 25 novembre).
Si inizia con Akram Khan al Teatro Argentina, e subito la cifra concettuale dell’intero Romaeuropa emerge con forza e precisione: un artista, Khan, al confine tra due mondi, quello inglese e quello del subcontinente indiano, che si intersecano nella sua danza, stretta tra tradizione e innovazione e illuminata dalla scenografia di Tim Yip, noto per il suo lavoro ne La tigre e il dragone.
Si passa  al Palladium, con la rilettura de Il rimedio e la fortuna ad opera di Alex Cremonesi, Filippo Del Corno e con la partecipazione tra gli altri di Fanny Ardant, per arrivare al Teatro Eliseo, che con due spettacoli di Costanza Macras e Sasha Waltz proietta la manifestazione nel pieno delle più importanti istanze sperimentali del teatro e della danza.
Sparati i primi botti, sullo schermo che accompagna la presentazione, ecco apparire il volto di John Cage, uno dei padrini concettuali di Romaeuropa, omaggiato quest’anno a cento anni dalla nascita e a venti dalla morte: nell’incessante lavoro ai confini tra le arti, le culture e i linguaggi espressivi di entrambe, Cage rappresenta un auctoritas doverosamente portata alla ribalta dagli organizzatori, che riservano al musicista americano una serie di eventi di assoluta pregnanza artistica. Rui Horta rende omaggio a Cage ripresentando Sonatas and Interludes, mentre all’Opificio Telecom il 5 ottobre è in programma la proiezione di A tribute to John Cage, video realizzato da Nam June Paik con il quale il grande artista coreano ha raccontato l’incredibile fervore artistico della New York di Cage e della scena dell’epoca, tra happenings e Fluxus; l’evocazione prosegue al Palladium, con due concerti che mirano alla ricostruzione e ripresentazione del lascito artistico del grande musicista americano, per finire con Bill. T. Jones, che all’Eliseo riproporrà la relazione tra perfomance e caso su cui tanto si concentrò la ricerca di Cage.
Ci si potrebbe fermare qui, e già si avrebbe un’idea della ricchezza di una programmazione che fa dell’eterogeneità dei tempi, dei linguaggi e dei luoghi una risorsa per la comprensione della creatività artistica contemporanea. Ma si va avanti, e la qualità degli attori chiamati in scena rimane altissima: da Virgilio Sieni alla DNA per arrivare alla Batsheva Dance Company, la danza conquista la scena degli spazi di Romaeuropa, presentando alcuni tra i più autorevoli protagonisti dello scenario italiano e internazionale.
Il Teatro Argentina diventa protagonista con Massimiliano Civica, che porta sul palco rinnovato da Gabriele Lavia per l’occasione un testo di Armando Pirozzi, e soprattutto con Willam Kentridge, che con la connazionale Dada Masilo si concentra sulla decostruzione dell’idea di tempo storico lineare e progressivo, grazie ad uno spettacolo che, tra teatro e video, lo vedrà protagonista sul palco. Si chiude con un omaggio a Philip Glass e con Kornel Mundruczo che porta in scena Disgrace, del Premio Nobel Coetzee.
Una rassegna ricca, multiforme, che si avvale anche di una web tv, di dirette streaming, e dell’ampliamento di Digital Life, rassegna di installazioni tra arte digitale, arti visive e fotografia che si articolerà negli spazi dell’Ex Gil Trastevere, del Macro Testaccio e dell’Opificio Telecom dal 15 novembre al 15 gennaio.
Tutto quello che possiamo fare è questo, in ultima istanza? Assolutamente no. Gli organizzatori mettono davanti al pubblico di Roma l’opportunità di confrontarsi con un mondo incredibile per qualità ed eterogeneità: a tutti gli spettatori, ai critici, agli addetti ai lavori, il compito più arduo, quello del confronto con una realtà sempre più difficile e feconda, nell’arte come nella società. (Andrea D’ammando)

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