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Vita quotidiana di un uomo straordinario. Al PAN di Napoli, la storia di Salvador Dalí

di - 1 Marzo 2018
Aveva 16 anni Salvador Dalí quando scriveva, tra le pagine del suo diario, «sarò un genio e il mondo intero mi ammirerà. Magari sarò disprezzato e incompreso, ma sarò un genio, un grande genio, ne sono sicuro». Questa ferma volontà di potenza è ragione e assunto per la mostra “Io Dalí”, al PAN-Palazzo delle Arti Napoli, dal 1 marzo al 10 giugno, a cura di Laura Bartolomé, Lucia Moni e Francesca Villanti e della Fundació Gala-Salvador Dalí.
L’esuberanza istrionica del personaggio Dalí si scompone tra i filmati dell’Archivio dell’Istituto Luce, della Radiodiffusion Télévision Français, INA, della CBS Television Network, tra le riviste internazionali a lui dedicate, tra gli spezzoni di film di Alfred Hitchock ed Ewald André Dupont. La quotidianità della sua vita, mai ordinaria, con la compagna e musa Gala e il processo iconico di un sé straripante sono documentati dalle fotografie di Philippe Halsman, Xavier Miserachs, Werner Bokelberg, Ricardo Sans. Autoritratto con il collo raffaellesco del 1921 e la serie di immagini stereoscopiche degli anni Settanta come La struttura del Dna, La scuola di Atene e L’incendio di Borgo, Dalí di spalle che dipinge Gala di spalle resa eterna da sei cornee virtuali provvisoriamente riflesse in sei specchi veri, testimoniano l’ossessiva costruzione della propria immagine, appagata solo dal raggiungimento di una riconoscibilità immortale e sviluppata attraverso la ricerca di tecniche e linguaggi sempre differenti, fino a travalicare la bidimensionalità della visione pittorica.
A presentare “Io Dalí”, anche l’Ambasciatore di Spagna, Jesús Manuel Gracia Aldaz e il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, concordi nell’affermare che «Napoli e Barcellona, per le proprie radici salde e forti identità, sono città che amano gli scambi culturali perché non temono di essere snaturate. In Dalí si coglie esattamente la stessa capacità di andare avanti avendo delle radici salde».
Pittore, disegnatore, pensatore, scrittore, amante delle scienze, catalizzatore delle correnti d’avanguardia, illustratore, designer, cineasta, scenografo, l’artista catalano ha declinato la propria personalità a partire dall’enigma del sé. Montse Aguer, Direttrice dei Musei Dalí, pone una domanda ai visitatori: «Tutti conoscono Dalì per il suo sguardo e i suoi baffi. Ma cosa c’è dietro quello sguardo e quei baffi?».
Forse questa sciarada è destinata, ancora una volta, a restare insoluta. (Giovanna Bile)

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