Categorie: Teatro

Dracula, il sogno di un corpo immortale nella pièce di Sinisi e De Rosa

di - 4 Dicembre 2025

Scorre lungo una notte dei tempi, attraversa il presente e arriva al futuro. È il Dracula contemporaneo di Fabrizio Sinisi, portato in scena dal regista Andrea De Rosa al Teatro Astra di Torino per la stagione del TPE dal titolo Mostri. Dopo un prologo itinerante, condotti lungo un corridoio semioscuro da un personaggio con in mano una lanterna (è l’avvocato Jonathan Harker, che narra minuziosamente per via epistolare, alla moglie, la sua presenza nel castello del Conte), una grande porta si spalanca davanti a noi.

Impressiona non poco trovarsi improvvisamente immersi nella penombra di una vasta, monumentale sala che si estende in larghezza e altezza, con quattro finestroni in alto illuminati da una luce spettrale, dietro i quali compare e scompare l’ombra di una figura sinistra la cui voce rimbomba nell’etere.

Dracula, Andrea De Rosa, Fabrizio Sinisi, ph. Andrea Macchia

A rendere ancor più inquietante l’atmosfera sono dei rumori cupi, profondi, passi tonanti, ululati, clangori e colpi metallici (paesaggio sonoro di G.U.P. Alcaro), che riecheggiano da tutti i lati, anche sopra le nostre teste, lassù dalle graticce dove, più avanti nel racconto, comparirà una figura concitata (il capitano Renfield, che grida dalla nave in tempesta, denunciando la scomparsa misteriosa di alcuni suoi uomini).

Dracula, Andrea De Rosa, Fabrizio Sinisi, ph. Andrea Macchia

Siamo all’interno del Teatro Astra di Torino quasi completamente svuotato e riadattato nel suo assetto spaziale da hangar postindustriale, per lasciare posto a un rivoluzionario allestimento, quasi cinematografico,  del Dracula secondo Sinisi e De Rosa, luogo che, nelle mani dello scenografo Luca Giovagnoli, e del light designer Pasquale Mari, diventa il notturno e spettrale Castello dei Carpazi del mitico Conte, il vampiro che, per continuare a vivere, si nutre di sangue rendendo eterne le sue vittime.

Dracula, Andrea De Rosa, Fabrizio Sinisi, ph. Andrea Macchia

Nel mezzo campeggiano tre freddi tavoli da autopsia e una lunga fila di tubicini, un reticolo di vene che scende dall’alto modellando, in basso, un intreccio a forma di cuore dentro cui scorrerà del liquido rosso. Al centro dei due giacigli c’è distesa una donna apparentemente senza vita (è Mina, la moglie dell’avvocato Harker, che Dracula crede sia la reincarnazione della donna da lui amata, uccisa ferocemente cinque secoli prima).

Dracula, Andrea De Rosa, Fabrizio Sinisi, ph. Andrea Macchia

Nella riscrittura del celebre romanzo gotico di Bram Stoker, il simbolo dell’immortalità vissuta come condanna, ha trovato nel testo di Sinisi, oltre a una riflessione sul Male e sul Mostro che abitano in noi, un rimando a quel tema così attuale ed esistenziale della rimozione della morte, e a quel «…Sogno tutto contemporaneo di un corpo che potrebbe diventare immortale tramite i progressi della tecnologia». Così, nello spettacolo, «Mentre il Vampiro, eterno e solo, cerca una via di fuga dalla propria natura, gli altri personaggi lottano per affermare il valore della mortalità. È davvero un dono vivere per sempre, o è, invece, una maledizione?», si chiedono gli autori.

Per De Rosa, «Il grande successo di questo vero e proprio mito moderno, dipenda dal fatto che in esso ritroviamo quel desiderio universale di sfuggire alla morte, che ci accomuna tutti, rivelandocene il lato mostruoso: vivere per sempre significa portare con sé il peso di una solitudine eterna. Dracula è proprio questo: la storia di un uomo che non riesce a morire, e di un pubblico che accetta di guardare negli occhi questo desiderio mostruoso».

Dracula, Andrea De Rosa, Fabrizio Sinisi, ph. Andrea Macchia

Vero e proprio archetipo universale e della nostra modernità, Dracula vive in un teatro di apparizioni e epifanie, un luogo onirico e della mente. E tutto lo spettacolo lo rappresenta. L’amore sofferto per la giovane donna; la scontro concettuale con il suo antagonista, il medico e filosofo Abraham van Helsing, chiamato a contrastarlo con l’ingegno e le conoscenze scientifiche e occulte; la lotta contro il peso della sua solitudine, emergono lungo l’arco drammaturgico e visivo. È un arco che, nel denso testo di Sinisi, ingloba la storia, compiendo un attraversamento metastorico che arriva al contemporaneo e quasi al futuro, spargendo tracce contaminate di epoche e di citazioni soprattutto cinematografiche, essendo il cinema il regno di Dracula (dal Nosferatu muto di Murnau del 1922, a quello di Christopher Lee, di Bela Lugosi, di Herzog, di Coppola, di Besson). Oggi rimane – e rimarrà – impresso nella nostra memoria il volto e l’interpretazione straordinaria di Federica Rosellini dalla testa completamente rasata, figura senza tempo e senza genere, incarnando un Dracula terribile e umano.

Dracula, Andrea De Rosa, Fabrizio Sinisi, ph. Andrea Macchia

Il finale è bellissimo. Prima del sopraggiungere dell’alba, raggiunge finalmente Mina. «Pensavo di averti persa ma ho aspettato – le sussurra -. Mi sentivo uno spettro, lontano da tutto. È stato come se per tutto questo tempo, prima di ritrovarti, fossi stato un fantasma, come se non avessi vissuto davvero. Una mosca che sbatte contro un vetro. Pensavo: se mi farà entrare, finalmente potrò avere una vita vera. Reale. Se la ritroverò, diventerò un essere umano».

Dracula, Andrea De Rosa, Fabrizio Sinisi, ph. Andrea Macchia

Mentre il bagliore in scena aumenta molto lentamente, il dialogo amoroso e struggente tra loro due si infittisce di citazioni da scene cinematografiche – Via col vento, Alba tragica, Viale del tramonto, La dolce vita, Apocalypse now, Ombre rosse, Blade Runner – dove è evocata la luce. E trova, nel bacio finale all’amata – colei per la quale Dracula dice «Ho attraversato gli oceani del tempo per ritrovarti», il compimento di una vita prima di morire.

Dracula, Andrea De Rosa, Fabrizio Sinisi, ph. Andrea Macchia

Con Rosellini bravissimi Michelangelo Dalisi, Marco Divsic, Michele Eburnea, Chiara Ferrara.

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