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FINISSAGE | CAFFÈ INTERNAZIONALE | THE OTHERS FAIR, TORINO

di - 12 Novembre 2016
Il progetto Caffè Internazionale nasce dalla passione di Darrell Shines e Stefania Galegati, già noto al pubblico palermitano per essere crocevia di linguaggi artistici differenti e incontri multiculturali, si ripropone in una nuova veste tra le tante realtà riscontrare nell’esperienza fieristica di The Others, quest’anno ubicata nell’affascinante e bizzarra sede dell’ex ospedale ortopedico Maria Adelaide in Borgo Rossini. Le scelte del Caffè Internazionale sono inerenti alla progettualità indipendente, all’integrazione di tendenze emergenti avvalorata da un’alternanza di performance e installazioni in stretta connessione con la memoria dei luoghi ospitanti.
Frattanto che il pubblico torinese affolla numeroso le corsie del vecchio ospedale, comprese la sala accettazione e la sala gessi, Fabrizio Basso mette in scena il racconto della mutazione dei luoghi:
“Condannati all’utopia” è innanzitutto una polaroid e una vecchia macchina da scrivere, entrambe passate di mano in mano a artisti, attivisti, amici e conoscenti, ciascuno dei quali si adopera a fotografare un particolare dell’edificio corrispondente il ciclostile del volantino d’epoca: un numero civico, un portone, qualsiasi elemento architettonico custode di una storia di attivismo, facendo poi girare ogniqualvolta ciclostili che raccontano le microstorie dei luoghi: centinaia di fogli e disegni testuali recanti matrici differenti, frammenti di memoria, attimi di un recente passato e di partecipazione collettiva oramai dimenticati. A detta di Fabrizio sono centinaia le mutazioni di spazi indipendenti che si sono susseguite negli anni: un moto ondulatorio a fasi alternate tale da cancellare testimonianze concrete e creare fratture profonde con il tessuto sociale di appartenenza: centri sociali, teatri, spazi occupati, fabbriche, circoli culturali e associazioni, hanno cambiato la loro destinazione d’uso in palestre e centri commerciali, riducendo il dato storico a un mero esercizio mnemonico.
Luoghi che non esistono più. Da ridisegnare, riformulare, riappropriare, far rinascere, da immettere nelle nuove cronache urbane, da non distogliere da una coscienza comune, nonostante indigeribili cambiamenti. Fabrizio, che si avvale di una pratica che accosta l’impegno politico all’ermetismo concettuale, espresso tramite la poesia visiva e il medium fotografico, fa emergere nostalgie istantanee, ci consegna un presente spossato, confuso, abbandonato in un’indifferenza giornaliera a volte euforica, altre volte deprimente, ma sempre inconsapevole della sua storia recente.
Mai così opportuno l’intervento di un interprete come Filippo Falaguasta, che con i suoi finti marmi, crea una perfetta integrazione con la superficie della sala espositiva, rientrando nel novero delle sue prestazioni stilistiche, ossia un’opera installativa che viene percepita dall’osservatore come una vera e propria prestazione professionale, e nel caso specifico, un’apparente rammendatura, un rattoppo alla struttura originaria: la parziale pavimentazione della sala, ora stand, ex sala degenza ospedaliera. Dal tre al sei novembre si sono avvicendate le opere e le performance di interpreti come, ConiglioViola, Drifters, duo artistico di Valentina Miorandi e Sandrine Nicoletta, Coquelicot Mafille, Antonino Costa e Carmelo Nicotra, Giovanni Gaggia, per una partecipazione ritmica, vibrante, in linea con un città che cambia in fretta ma che si riconosce nelle sue varie realtà storiche, che non vuole nessuno fuori dal giro, che non separa le piccole dalle grandi platee, così da ottenere una grande risposta da parte del pubblico, una presa di coscienza, un filo rosso che accorcia le distanze tra lo spirito del luogo, le novità emergenti e la gente comune.

Rino Terracciano
mostra visitata il 5 novembre 2016
Caffè Internazionale
The Others Fair
www.theothersfair.com

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