David Bowes (Boston, 1957. Vive a Newton, Massachusetts) ha uno stretto legame con l’Italia. In particolare, nel 1986 venne invitato dal compianto Lucio Amelio a Terrae Motus e naturalmente, nella mostra commemorativa per il decennale della scomparsa, organizzata lo scorso giugno da Mimmo Scognamiglio, Bowes era presente.
Nell’ampia personale allestita nella galleria di Sergio Bertaccini, il bostoniano palesa le molteplici e rutilanti fonti della sua calda pittura, scaturite non solo e non tanto dalla storia dell’arte, ma altesì dalla storia in senso generale e dalla mitologia più o meno inverata dalle ricerche accademiche. Così scorrono la cultura cavalleresca medioevale (Mith Landscape, 2004) e l’India classica (India, 2004), passando per la cultura decorativa ligure, come l’artista confessa nell’intervista a catalogo con Luca Beatrice (Blue Willow, 2004). Il piglio cross-culture –che potrebbe anche essere percepito come una forma di colonizzazione culturale, poiché fra quest’ultima e la “partecipazione attiva” nella comprensione dell’altro la frontiera è più che porosa– è piuttosto evidente in quella sorta di citazione gauguiniana che è Summer Dress (2004), archetipo
L’attitudine etnofiabesca ha naturalmente ripercussioni sulla tecnica pittorica, sia dal punto di vista compositivo che della pennellata, con esempi quali Town (2004) e Outdoor Movie (2004), dove all’ampia stesura dei tratti si affianca l’appiattimento su una sola dimensione, dove fra i tradizionali fondo e figura la prospettiva e la profondità vengono sostanzialmente obliterate. L’esito in alcuni casi sfocia quasi in una “confusione” informale, come in Summer (2004), Wallpaper (2004) o Farmer (2004). In altri casi, in lavori risalenti alla seconda metà degli anni ’90, è il tono fiabesco a prendere il sopravvento, come in Harvest (1999) e Figure (1996).
Ma proprio in questi ultimi mesi, con Girl (2004), il tono da favola è riaffiorato, anche se con minore trasparenza. Infatti, la ragazza ritratta nell’acrilico su tela si ripete, nascosto dall’aletta, sulla seconda di copertina del catalogo; e, ancor più celato, si ripropone sulla terza, ma in quel caso è rimasto solo l’enigmatico sorriso. Come un certo gatto carrolliano.
articoli correlati
La precedente personale da In Arco: Pierluigi Pusole
marco enrico giacomelli
mostra visitata il 5 febbraio 2005
Al Museion Passage una mostra celebra i 100 anni del “poeta del legno” Adolf Vallazza, mentre il progetto Poetry in…
Diamanti, gemme colorate, ma anche una selezione di grandi firme, da Buccellati a Van Cleef & Arpels. Ecco i top…
Dal 18 maggio entrerà in vigore il nuovo regolamento di riorganizzazione del Ministero della Cultura, che sarà diviso in quattro…
Stefano Tamburini, Laura Grisi, Luigi Serafini, Alva Noto sono i protagonisti dei progetti espositivi del MACRO di Roma, tra design,…
In una Parigi che sta vivendo una fase solida per l’arte contemporanea, si nota in questa primavera Panchronic Gardens la…
Risposte false di intelligenze artificiali allucinate: lo spazio di Superattico, a Milano, ospita un progetto dello Studio di design LASHUP,…