Se per Nietzsche nella modernità il mondo vero è diventato favola, e insieme alla favola abbiamo perso anche il mondo reale, alcune manifestazioni dell’arte contemporanea sembrano volerci dire che il mondo vero è oggi diventato la sua propria parodia.
I lavori di Philippe Terrier-Hermann appartengono a questo tipo di arte. Intercontinental non è solo il titolo della mostra presentata al Centre Culturel Français di Torino: si tratta di un’operazione articolata e complessa, che comprende lavori fotografici, installazioni, video e performances, fino ad arrivare a una linea di arredamento e una di abbigliamento, una eau de toilette, soprammobili di ceramica, e via di questo passo. Philippe Terrier-Hermann sostituisce infatti alla firma dell’artista un vero e proprio marchio di produzione, che porta il suo nome.
Nelle sale del Centre è proiettato anche un cortometraggio girato in italiano. I personaggi interagiscono tra loro, raccontano storie sentimentali molto comuni, ma il lavoro riporta sottotitoli in lingua americana che parlano di gioco in borsa, di denaro. Si opera così uno sfasamento tra ciò che leggiamo e ciò che vediamo, ad indicare nello stesso momento, lo iato tra ciò che crediamo di vivere e le strutture reali dei nostri comportamenti sociali. La comunicazione interpersonale si rivela appiattita sulla standardizzazione di alcuni segni convenzionali che indicano benessere e “felicità”.
Le immagini fotografiche, esteticamente belle, mettono l’accento sulla finzione, sulla dimensione fiction della rappresentazione sociale in cui ci troviamo. Se la vita è concepita come fiction e l’organizzazione sociale come rappresentazione costruita, non si allude a una realtà vera, nascosta o velata dalla finzione: il lavoro è pura critica, ironia. Ciò che resta della nostra esperienza vissuta è la parodia di ciò che siamo e di ciò che vorremmo essere: noi stessi ci siamo trasformati nella parodia della nostra identità, nella nostra stessa caricatura.
L’accentuata dimensione estetica allude ad un potere caricaturato, solo falsamente elegante, e insieme schiude una dimensione artificiale dell’esistenza situata a un livello molto profondo, che investe la struttura del vissuto sociale e non solo la sua rappresentazione esterna: quasi che struttura e sovrastruttura si fossero rovesciate e poi appiattite l’una sull’altra. E, ironicamente, in questa dimensione artificiale le persone rappresentate sono del tutto a proprio agio.
Quello di Philippe Terrier Hermann è un lavoro molto elaborato e intelligente, una farsa ben congegnata e a tratti un po’ tragica delle forme del marketing in mezzo alle quali quotidianamente ci muoviamo, e non solo nel mondo dell’arte. Nella sede espositiva sono in vendita ad un prezzo irrisorio alcuni sassi verdi, completati dalla firma dell’artista e da un improbabile codice a barre.
Maria Cristina Strati
mostra visitata l’8 novembre 2001
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Sono d'accordo con Franca: la Strati è davvero bravissima....
Questa Maria Cristina Strati è bravissima...davvero..non sbaglia una recensione