Le opere esposte tra la Galleria San Filippo e il Centre Culturel Francais de Turin, in certi casi vere e proprie installazioni, scaturiscono dal workshop tenuto dal 2 al 6 Ottobre dall’artista Franco Vaccari con i giovani invitati a partecipare. Le discipline, le tecniche e le tematiche proposte dagli artisti, sono quanto mai varie: fotografia, video, pittura, elaborazioni al computer, con una tendenza all’utilizzo di mezzi tecnologici a volte troppo invadente, ma che è un evidente segno dei tempi.
Tra i lavori più interessanti, l’installazione del giapponese Takashi Sugimoto: superate le tende nere poste al fondo del lungo corridoio che forma la Galleria di San Filippo, si entra in una specie di mondo a parte, dall’atmosfera un po’ cupa e silenziosa. Su uno schermo a parete, scorrono immagini di strade e tunnel deserti, mentre su due grandi pannelli, sono visibili immagini fotografiche illuminate da tergo, che ritraggono persone, situazioni e gesti di vita quotidiana.
Tre schermi video che formano la base di un acquario, trasmettono immagini la cui visione avviene attraverso l’acqua in cui piccoli pesci nuotano, a volte freneticamente, forse un po’ infastiditi dalla luce. Con l’ausilio di una cuffia, se ne può percepire il rumore.
Nel suo insieme, l’installazione è molto coinvolgente ed evocatrice di una dimensione piuttosto surreale.
Sono settantadue, tutti affiancati in orizzontale, i mini ritratti in acrilico su finta pelle, dell’artista Bernadetta Ghigo. Dalle deformazioni vagamente Baconiane, sembrano storie minime in cui personaggi senza volto cambiano continuamente posa.
Arrivando al Centre Culturel, l’atmosfera è più conviviale e allegra – forse il vino del rinfresco ha scaldato gli animi – e una fila di persone aspetta di essere ritratta da Nicola Carignani, che con una fotocamera digitale immortala coloro che lo desiderano, collocandone poi l’immagine al computer, su uno sfondo che ognuno ha la possibilità di scegliere tra una quarantina disponibile.
L’idea alla base di quest’operazione è di avere un rapporto diretto col pubblico, che dialoga ed interviene sul lavoro stesso di elaborazione, compiuto dall’artista.
Molte delle opere degli artisti che non vengono citati in questa sede per mancanza di spazio, hanno comunque motivi di interesse e particolarità che rendono godibile la visita presso gli spazi espositivi.
Una piccola personalissima divagazione: bellissimo, curatissimo, patinatissimo il catalogo finanziato dalla Regione Piemonte ma chi potrà mai leggerne centoventi pagine? A musis verbum alienum est!
Bruno Panebarco
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