In concomitanza con Artissima, nel weekend più frenetico dell’arte contemporanea a Torino, è rischiato di passare in secondo piano l’undicesima edizione di Nuovi Arrivi, rassegna di giovani artisti promossa dal Comune. Ad Olga Gambari il compito di selezionare le sette giovani promesse, piemontesi di nascita o d’adozione, con linguaggi e sensibilità diverse.
Tuttavia, come sottolinea la curatrice, le opere hanno finito con il disporsi poco per volta su “una linea comune”, disegnando un percorso attraverso il quale leggerle. “Le poetiche sono andate in ordine come tessere di un puzzle, pianeti diversi di un unico sistema”.
Il fil rouge è il limite sottile fra realtà e sogno. Il mondo è il punto di partenza, ma non necessariamente quello di arrivo; quello di realtà è un concetto sfuggevole. Un tema non originale, come non proprio inedito è il riferimento a Calderon De La Barca: realtà e illusione, verità e finzione, la vita come sogno, e via filosofeggiando. Ma di fronte ai quadri e alle fotografie esposte la linea comune si coglie davvero. E sta nella ricerca di un valore nella quotidianità, ed è per questo che la realtà trasfigura nel sogno, oltre che nel ricordo.
E’ curioso notare come ragazzi così giovani siano tanto attratti dal tema della memoria. Eva Frapiccini (Recanati, 1978) conduce un attento lavoro sui luoghi teatro degli attentati degli anni di piombo, mentre la perdita della memoria è il tema delle fotografie di Simone Martinetto (Torino, 1980), che documenta la vita di un’anziana signora in una casa disseminata di bigliettini che le ricordano le abitudini di ogni giorno. Le radici contadine delle Langhe sono al centro del lavoro di Enrico Tealdi (Cuneo, 1976) che mixa pittura, disegno e fotografia in quadri di grigia e malinconica dolcezza.
Del tutto diverse per stile e soggetti, ma paragonabili per l’intreccio tra fotografia e pittura, le opere di Alessandro Gioiello (Savigliano, Cuneo, 1982), che innesta su immagini di cronaca i personaggi dei cartoons o della storia dell’arte, come in uno zapping impazzito.
Ritroviamo dunque i temi proposti da Olga Gambari con la scelta di un titolo come Reale come un sogno, vero come un ricordo. Sembrano reali le scarpe e gli abiti alla base del lavoro di Francesca Gagliardi (Novara, 1972), ma le maglie di lana appese alle grucce sono abiti impossibili, composti di un solo lato, le scarpe che sembrano trattenere la memoria dei corpi sono sculture in bronzo o terracotta. Tanto reali da sembrare aliene le fotografie di Daniela Bozzetto (Torino, 1971). Particolari di uova, saponi, denti, inquadrati tanto da vicino da farli apparire superfici di un mondo non meglio identificato. Ondeggiano tra la fisicità di letti in ferro e la leggerezza aerea di fogli sospesi le installazioni di Lorenza Villani (Torino, 1982). Chissà se di questi i nuovi arrivi del 2005, qualcuno resterà.
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