“Su le dentate scintillanti vette
salta il camoscio, tuona la valanga
da’ ghiacci immani rotolando per le
selve scroscianti:
ma da i silenzi de l’effuso azzurro
esce nel sole l’aquila, e distende
in tarde ruote digradanti il nero
volo solenne.
Salve, Piemonte! A te con melodia
mesta da lungi risonante, come
gli epici canti del tuo popol bravo,
scendono i fiumi…”
La poesia Piemonte di Giosuè Carducci si
Il pittoricismo fotografico, presente in questa fase, viene confermato da quella preziosa serie intitolata Jeunes filles en fleur. Questi ritratti a figura intera di alcune delle più affascinanti giovani donne dell’aristocrazia torinese, tutti datati tra il 1913 e il 1922, sembrano cogliere in un unico scatto, e con eccezionale maestria, elementi della personalità altrimenti imperscrutabili se non che osservati da quell’angolatura e attraverso quella postura attentamente studiata.
Nomi altisonanti, come Anne Marie Pont de Veau, Léonie Pallavicino di Priola, Madina Arrivabene in Visconti di Modrone, si susseguono nella seconda sala, dando vita ad un vivace ritratto di quel piccolo lembo di società di inizio secolo. Utilizzando le figure e le occasioni dell’ambiente familiare nobiliare e alto borghese come punti di partenza, Bricarelli ha così modo di testare le possibilità espressive del mezzo.
Numerose sono gli scatti realizzati durante i viaggi, molti i soggetti “marini”, come le vele, le reti, gli scorci portuali. In questa fase apparentemente documentaristica è presente una vena rivolta allo sperimentalismo, alla ricerca di nuove formule narrative, come la messa fuori fuoco del soggetto.
Nel ‘35 vince grazie ad un concorso indetto dalla parigina Tiranty un viaggio negli USA, che, oltre a lasciargli il ricordo indelebile in un prezioso carnet, gli assicura collaborazioni con prestigiose testate come Harper’s Bazar, e che lo porta soprattutto a lavorare per la neonata “Life” alla realizzazione del famoso reportage su Mussolini.
A Mussolini quel lavoro non piace, ma a noi, che la storia ormai la conosciamo, quella “concezione libera e moderna” che Bricarelli attua per cogliere la sua supponenza fa sorridere perché rende fedelmente l’attitudine del duce.
Bricarelli infatti per tutta la vita inneggia alle magnifiche potenzialità del nuovo linguaggio, e, da dilettante dichiarato, dirige e collabora con riviste che fanno ampio uso della fotografia, come Il corriere fotografico e Motor Italia, primissima pubblicazione nazionale di automobilismo da lui stesso fondata. Ed è proprio tra le pagine di quest’ultima rivista che appaiono gli scatti delle macchine da lui stesso immortalate e che sono presenti in mostra.
Le proporzioni calcolate e misurate dei primi scatti si aprono a favore di soluzioni prospettiche più azzardate. Curiose appaiono le prime fotografie a colori, forse troppo patinate, forse eccessivamente studiate, o semplicemente realizzate con un potenziale espressivo ancora poco conosciuto e quindi non pienamente risolto. Interessanti sono infine i due riferimenti alla pop art nei due scatti datati 1965, involontari virgulti della cultura dilagante.
monica trigona
mostra visitata il 22 luglio 2005
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