Accantonata l’arte contemporanea ermetica ed indecifrabile, che troppo spesso sa avvicinarsi esclusivamente alle élite perdendo l’immediatezza originale che le competerebbe, eccoci di fronte ad un ritrovamento di pittura e scultura che coinvolge nove artisti under 35, in parte usciti dall’Accademia di Belle Arti, in parte formatisi “sul campo”. Tutti scelti dal navigato critico torinese Guido Curto che ha voluto sottolineare –con la nona edizione della rassegna– la propensione della città verso l’investimento in spazi espositivi ed esibizioni che puntino a far scoprire il nuovo.
L’esibizione, che si colloca all’interno della kermesse Torino Contemporanea Luce e Arte, non considera età anagrafica e percorsi personali come leit-motiv. Il filo conduttore dell’evento è da ricercarsi invece nel titolo: “Borderline”. Dove si trova questa linea di confine? Esiste o non è altro che uno spazio mentale che dipende dalla sensibilità di ogni individuo?
Il primo varco che oltrepassiamo per rispondere a questi quesiti è quello tra realtà ed immaginazione, grazie agli aeroplanini in marmo di Fabio Viale (1976): forme che sembrano trafiggerci ad imitazione perfetta della leggerezza della carta, che per lunghi attimi fa dimenticare la loro impossibilità di movimento e la pesantezza marmorea.
Passando all’assenza di un luogo definito in E14 di Silvio Dealessandri (1978) ed Enrica Salvadori (1977), interessante incrocio tra scultura e fotografia che conduce in un paesaggio periferico impossibile da immaginare popolato; idealmente collegato alle istantanee di Alice Benessia (1973): vero e proprio percorso interiore, accompagnato dai versi dell’autrice.
La pittura trova espressione nelle tele di Francesca Forcella (1974) e di Manuele Cerutti (1976) e Laura Pugno (1975). Per la prima, cartoncini neri ritagliati per riempire tele bianche che colgono frammenti e istanti, nel tentativo di immobilizzarli per sempre. Diverso il percorso della coppia mossasi alla ricerca di immigrati con storie e volti propensi al racconto, alla ricerca di
In ultimo, poste a fine mostra, le installazioni di Hilario Isola (1976) e Matteo Norzi (1976) con le loro bambole-bambine in legno portatrici di ansie e pace (come nell’opera Castigo); giusta metafora dell’isolamento assoluto.
Si segnala, inoltre, la manifestazione parallela di Farsi Spazio, nuovo appuntamento di arte al muro fruibile anche dallo spettatore più inconsapevole, che quest’anno toccherà gli ospedali torinesi.
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