Teorico politico ed appassionato critico d’arte, Gobetti, nel 1926 pubblicò una monografia su Casorati, indicando alcuni dipinti che oggi troviamo in mostra.
L’esposizione, curata da Maria Mimita Lamberti, pur partendo dalla relazione tra il pittore e l’intellettuale torinese, si allarga ad amici quali: Carlo Levi, Nicola Galante, Francesco Menzio, Gigi Chessa e Nella Marchesini.
L’universo-Casorati si apre con “Giocattoli” (1915-1919) per essere, poi immediatamente catturati dagli sguardi e dai corpi delle sue donne. Semplici ed aristocratiche, severe e malinconiche le donne di Casorati sono costantemente in bilico, nell’attesa di qualcosa o qualcuno. Bellissima “Ada” del 1915, una terracotta verniciata di blu e verde che, come del resto le altre opere, meriterebbe più spazio per esser ammirata. E poi ancora, Il ritratto di Piero Gobetti, che l’artista dipinse nel 1961 per l’inaugurazione del Centro studi Piero Gobetti; “Un uomo” (L’uomo delle botti), 1920; “La donna e l’armatura”, 1921 – prestati dalla GAM di Torino; “Disegno per una fanciulla addormentata”, 1921, una figura dalla serenità enigmatica; infine, il capolavoro che fu perso nell’incendio del Glaspalast di Monaco nel 1931, “Lo studio”, 1923, oggi riprodotto in un light-box.
Per quanto riguarda gli altri autori, sono in mostra sei dipinti di Nella Marchesini, un disegno e tre dipinti di Carlo Levi, tre dipinti di Gigi Chessa, due dipinti di Francesco Menzio, due xilografie di Nicola Galante, e una natura morta di Silvio Avondo.
L’amicizia tra l’affermato pittore e il giovane critico, editore antifascista, fondatore di riviste politico culturali, è raccontata non solo attraverso i dipinti amati da quest’ultimo, ma anche con documenti, incisioni, libri, fotografie e lettere autografe che contribuiscono a ricostruire un periodo storico, non troppo lontano, che sente nella voce delle armi l’unica parola in grado di confortare gli animi e di rendere giustizia ad ogni reale o finto sopruso. E’ l’inizio dell’era fascista ed insieme l’inizio dell’antifascismo in cui alcuni degli animi più vivaci si riconoscono ed esprimono la propria natura politica ed umana. Succede nella malinconica pittura di Casorati da tratti decisi e dalle forme luminose, morbide ma severe, grazie ad un attento gioco di luci, e accade nell’ardimentosa ed originale politica di Gobetti.
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