Dal 9 novembre al 20 dicembre la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino ospita un’ampia personale dello scultore e pittore Wolfgang Alexander Kossuth (Pfronten, 1947). Curata da Paolo Levi, l’esposizione presenta oltre cento opere realizzate in maggioranza nell’ultimo decennio. L’autore tedesco si trasferì in Italia nel 1968 e iniziò la sua carriera artistica come musicista, studiando al Conservatorio di Dusseldorf e diplomandosi in violino a Napoli. Nel 1975 è direttore d’orchestra al Teatro Alla Scala di Milano.
Dopo aver frequentato per alcuni mesi l’Accademia di Brera, dal 1979 si dedica interamente alla scultura. La tecnica di Kossuth è impeccabile, secondo i più rigorosi dettami dell’arte classica. Nei suoi lavori bellezza e armonia delle forme danno luogo a opere di perfetto equilibrio classico, con un’audacia espressiva che seduce e meraviglia, quasi sfidando le leggi di gravità e donando alle opere una plasticità fluida, ammaliante e onirica. Straordinariamente colto e ricettivo, l’artista affronta da sempre nelle sue opere temi tra loro molto diversi . Ne nascono opere spesso allegoriche, dove l’artista celebra il mondo della danza (Minuetto, 1995) e dell’eros, raffigura personaggi biblici e miti ellenici (Nascita di Aphrodite, 2001) e rende omaggio a illustri maestri contemporanei (Giorgio Strehler, 2000). Una particolare attenzione è inoltre rivolta alla musica, la forma d’arte che ha influenzato profondamente e fin dal principio la sua vita e le sue percezioni.
Unitamente a svariati pastelli e a numerosi bronzi e gessi raffiguranti ginnaste, fauni e delicate creature, sono presenti in mostra alcune grandi sculture in resina dedicate alla reinterpretazione simbolica di temi biblici. In La tentazione di Adamo, ad esempio, Eva prende le sembianze del serpente, per attorcigliarsi al corpo dell’uomo ed insinuarsi nella sua carne attraverso la schiena. In Pietà (1998) e Maria Maddalena sotto la croce (1997) sentimenti di solennità, dolore e disperazione trapelano da ogni singolo particolare dell’opera. Tra i lavori esposti di maggior efficacia Dafne e Apollo, Contorsionista e Maternità, quest’ultima adottata nel 1999 come emblema dell’Unicef nella Repubblica di San Marino. Particolarmente
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mostra visitata il 23 novembre 2002
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