L’opera di Pierluigi Meneghello, artista quarantanovenne veneto, torinese d’adozione, si sviluppa in molteplici direzioni: i dipinti, le sculture, le installazioni e le fotografie fanno parte di un unico progetto comunicativo, che intende proporre una riflessione su metafore e concetti tratti dalla nostra contemporaneità.
I lavori di Meneghello appaiono come delle performance, nelle quali le diverse espressioni artistiche si fondono per rivisitare radicalmente i luoghi prescelti. “Le mie Azioni – afferma l’artista – sono la multiforme manifestazione di un pensiero, per sperimentarlo e metterlo alla prova, liberando questi luoghi dalla loro destinazione nello spazio di una scena”.
Meneghello appartiene alla sempre più folta schiera di artisti che, pur attratti dal mezzo fotografico, ne contraddicono la natura di “riproduzione della realtà”: il suo obiettivo, infatti, non è quello di catturare gli aspetti più significanti del mondo che lo circonda, ma quello di allestire delle vere e proprie scenografie, animate spesso da personaggi umani o animali, che inducano ad un’analisi su alcuni aspetti del reale. Così, ad esempio, in tempo di polemiche sulla “mucca pazza” particolare rilievo acquistano le due finte carcasse di bovino fotografate all’interno di un deposito per camion; l’immagine di un modellino sventrato di un’abitazione, che giace sopra un tappeto di macerie, ci ricorda invece i danni provocati dalla recente alluvione in Piemonte.
Accanto alle otto fotografie a colori di grande formato, realizzate in luoghi industriali, quali cantieri, cave e centrali elettriche, sono presentate due installazioni create appositamente per lo spazio espositivo: si tratta di “Unicorno”, scultura a grandezza “naturale” accompagnata da applicazioni sul muro in resina di ciliegio, e di “Casa del linguaggio”, realizzata con due sezioni di un’abitazione in miniatura sovrapposte (le stesse della fotografia precedente), volte a simbolizzare il linguaggio “che ciascuno di noi si porta dietro come un guscio”, secondo le parole dell’artista.
In una delle sale è possibile assistere alla proiezione di un video, della durata di sei minuti circa, dedicato alla liberazione del Cervo di Stupinigi, la celebre scultura realizzata nel 1776 da Ladatte. Meneghello ha filmato il percorso che l’animale potrebbe percorrere fuggendo dalla sua prigione sulla cupola del Castello di Stupinigi; una fotografia ci mostra la copia in alluminio collocata tra le montagne di Sestrière, da dove il cervo può finalmente contemplare la libertà ritrovata.
Giorgia Meneguz
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