Categorie: torino

fino al 3.IV.2011 | Km011 | Torino, Mrsn

di - 21 Febbraio 2011
Già in forma embrionale, Km011 era avvolta da un alone di
polemiche di metodo e pettegolezzi di merito. Definita a priori “mostra politicamente schierata”, non è
l’appartenenza a uno o all’altro gruppo politico, degli artisti o del curatore,
a stabilirne il livello, quanto invece il lasciare all’arte la possibilità di
esprimersi e manifestarsi.

Una mostra che si dichiara a Km0
– a dimostrazione di come la cultura possa sostenersi con risorse low budget – sminuisce
l’importanza degli investimenti in questo settore che, con altri, è fra i più
trascurati. Se i finanziamenti pubblici alla cultura corrispondono allo 0,2%
del bilancio, è da chiedersi cosa succederebbe se i musei lasciassero visibile
nelle esposizioni la sola percentuale a loro riservate. Forse ombre. Le stesse
presenti in una mostra-evento che ha invece la pretesa di restituire il
panorama delle eccellenze creative degli ultimi quindici anni a Torino.

Nella cornice del Museo di
Scienze Naturali, infatti, fra resti di animali preistorici e tassidermizzati,
in un’atmosfera cupa prendono forma su scarni piedistalli le frattaglie
decadenti di quella che è descritta come la fertile creatività del capoluogo.

Ad aprire la collettiva, le
nostalgie pop di Sergio Cascavilla,
le fioche luci di Enrico De Paris e
le note del video di Coniglioviola. Le vent nous portera dei Noir Désir può
forse diventare il monito dell’esposizione, perché se l’aria che tira oggi
appare amara e cinica, come ben rappresenta la Vanitas/Suicide in swarovski di Nicola
Bolla
, allora è proprio in un miglior vento futuro, dal sapore fatalistico
e manzoniano, che bisogna riporre le speranze.

Senza alcun legame organolettico
poiché sconnesse dalla totalità, sebbene interessanti analizzandole
singolarmente, sono le “nuove proposte” Scroppo,
Aceto e Valente, alcuni di loro ancora sui banchi dell’Accademia. Trova
invece una collocazione concettualmente coerente, seppure mal allestita e spettrale,
una generazione oggi negletta ma fortemente attiva a Torino dalla fine degli
anni ‘90 e che, pur avendo caratterizzato il decennio appena trascorso, non è
mai stata ufficialmente celebrata da un’istituzione museale cittadina. Pierluigi Pusole, Daniele Galliano, Paolo
Leonardo
, Paolo Grassino, Saverio Todaro, Nicus Lucà, Laura Viale,
Maura Banfo, Giulia Caira e Monica
Carocci
hanno infatti segnato una “torinesità” tracciando in un certo senso
una storia, e contribuendo alla creazione di un sistema dell’arte che davvero
partiva dal basso.

Attraverso un reinventato e
personale uso della pittura e della fotografia, questi artisti (alcuni eredi
del saper fare, maturato in qualità di assistenti ai noti Mainolfi e Zorio) hanno
partecipato a iniziative significative sostenute dalla Regione, anche in
termini di formazione allargata, come Nuovi
Arrivi
e Proposte; rassegne che,
sempre dallo stesso ente, sono oggi raggruppate per esiguità dei fondi e forse
destinate a scomparire.


Molti gli assenti che, nella definizione
di una geografia recente di Torino, avrebbero meritato di diritto almeno una
citazione nell’esposizione o nel testo in catalogo: critici, artisti e
galleristi che da tempo lavorano sul e con il territorio. La storia è in fondo
fatta di storie. E le relazioni e gli incroci intessuti fra i molti attori
della scena torinese, oggi tasselli nascosti, sono forse solo archiviati in un
dimenticatoio temporaneo. In attesa delle prossime elezioni.

articoli correlati

Luca
Beatrice presidente del Circolo dei Lettori

Arte
e Politica: Da che arte stai? di Beatrice

La
fusione di Nuovi Arrivi e Proposte

claudio cravero

mostra
visitata l’11 febbraio 2011


dall’undici febbraio al 3 aprile 2011

KM011. Arti a Torino 1995-2011

a cura di Luca
Beatrice

MRSN – Museo Regionale
di Scienze Naturali

Via Giolitti, 36 (zona piazza Carlina) – 10123 Torino

Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-19; giovedì ore 10-22

Ingresso: intero € 5; ridotto € 2,50

Catalogo Allemandi

Info: tel. 800329329 / +39 0114326354; fax +39 01143207301; museo.mrsn@regione.piemonte.it; www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali

[exibart]

Visualizza commenti

  • sara' pure risaputo ma pare che a Critici cosi , mediocri, facciano contro-altare ... altrettanti mediocri, artisti.
    Bisognerebbe quando si è in cammino, non pensare mai alla meta (sia maledetta ogni meta) ma guardarsi intorno e godere del paesaggio.
    Oggi qui c è Sole, la vista è quanto mai limpida.

  • io vorrei cristiana curti come critichessa, mi sembra una delle poche che scrive in modo disinteressato nonchè chirurgico qua in mezzo (non come la permalosa luchetta rossi amica segreta di hamlin baldini) .

  • Comprendo bene quello che dice "un artista", inutile fare i fiorellini di campo (ho detto che era un'utopia). Ma la questione è che è stato lasciato troppo spazio ai "curatori" e se ne è tolto insopportabilmente troppo ai critici e agli storici dell'arte (negli ultimi venti-trent'anni, per cui alcuni artisti non sanno neppure come era la scena culturale dell'Italia di allora e pensano che il "sistema" con cui convivere sia questo...).
    E ciò per una serie di fattori che hanno a che vedere sommariamente con la crescita da una parte delle pure necessità di "mercato" (per cui la cosa più importante è la relazione...) e la diminuita sensibilità verso la costruzione e l'adesione a una ricerca che abbia anche un supporto teorico valido e consistente.
    Insomma, per dirla volgarmente: aumenta l'incultura generale e aumenta lo stra-potere del mercato (e la seconda faccenda è CONSEGUENZA della prima). Tanto che le indicazioni di mercato dettano anche le direzioni della cultura contemporanea. Basti considerare la questione della sede n. 2 di Pinault a Punta della Dogana a Venezia, sede che da più di trent'anni era stata promessa alla Guggenheim, sede che - ora - per la corta gittata culturale che la contraddistingue, non ha più quell'appeal e quel successo degli esordi e qualcuno in Comune già si pente per averla concessa così frettolosamente alla Francia.
    Lo so che sembra banale, ma a me, invece, sembra limpido. Chi (artista) sentisse davvero l'urgenza di essere compreso, seguito, "tradotto" da un VERO studioso non avrebbe timore di perdere né onore né treni, perché - alla fine - non solo in Italia, ma soprattutto all'estero, lo studioso è ancora il più quotato come rappresentante dell'artista.
    La strada è più faticosa, ma basterebbe s'iniziasse. Le gallerie non hanno di per sé interesse a favorire un teorico piuttosto che un altro o un artista piuttosto che un altro (purtroppo!), ma sono certissima preferirebbero dover ospitare artisti interessanti corredati da un apparato critico IMPORTANTE e valutabile come tale anche all'estero. Quanto valgono gli scritti di un Beatrice o di uno Sgarbi (solo per fare i due nomi forse più appariscenti di una lunga lista) anche solo in Svizzera, giusto per non andare troppo in là?
    Ripeto: gli artisti dovrebbero andare a cercare di più fra gli studiosi veri, gli accademici, coloro che hanno le carte in regola per poter scrivere d'arte, e - in certa misura - anche "sottoporsi" al loro giudizio. Ne guadagnerebbero tutti, loro per primi.
    Lo so che è un consiglio banale e generico (e io batto come gutta cavat lapidem), ma vedo troppo pochi che seguono questo corso e c'è bisogno di numeri più consistenti per cambiare il sistema che tanto si disprezza e di cui tutti si lamentano (a parole).
    L'arte italiana non può risorgere come meriterebbe se non ritrova i suoi Arcangeli, Valsecchi, Longhi, Marchiori... eppure ci sono.
    Poi, lo ammetto, bisognerebbe anche cambiare qualche legge per favorire la circolazione delle opere.
    Ma - fateci caso - i "curatori" alla moda che si dice abbiano poi così tanto potere, hanno mai pensato di cambiare le leggi costrittive e penalizzanti per la circolazione della nostra arte? Sgarbi si è mai distinto per cambiare l'assurdità delle nostre leggi in fatto di scambio, mercato, prestiti di opere d'arte? Eppure, lo avvrebbe ben potuto fare... ma se ne guarda bene, perché ciò vorrebbe dire per lui la perdita di quel protagonisomo che ha solo in un'aietta piccola piccola. La nostra.
    E finché a dirigere alcuni musei (e la scena dell'arte) ci saranno solo i "curatori" (alla moda), al massimo si può pretendere di andare a vedere qualche fiera di paese, al posto di proposte interessanti e mostre ben fatte.
    E poi, basta con tutti questi premi e premietti stramoltiplicati nell'arco di soli dieci anni, l'asilo dell'arte, che non fanno altro che alimentare non il "parco artisti" (che in quelle manifestazioni furbacchione sono trattati come carne da macello), quanto proprio il "parco curatori" di cui davvero non si sente più il bisogno.
    Da qualche parte si deve cominciare.
    Io, ad esempio, sono inevitabilmente portata a considerare l'iter artistico di un autore prima per ciò che fa, poi per il numero delle manifestazioni "carrozzone" a cui partecipa: meno sono, più mi rassicura. Più sono le mostre in gallerie e musei (nazionali e internazionali) che reputo seri più la considerazione aumenta. e i curricula di questo genere non sono lunghi, sono brevi.
    Non è formula esatta e incontrovertibile, perché ciò che conta è SEMPRE l'opera, ma - se ci fate veramente caso - raramente sbaglia. La qualità artistica c'è laddove la scelta critica è onesta e importante.
    Ma - io ne sono convinta - il primo passo è dell'artista, non del pubblico (che titolo avrebbe per poter scegliere ciò che non conosce?) o della galleria (la prima a ospitare l'artista emergente) e del museo (che accoglie per necessità non tanto la freschezza del sistema, quanto già la sua completezza storica). Non si può pretendere che la parte pubblica faccia ciò che non può per questioni anche di scarsità di risorse, o che la galleria sia votata al martirio senza poter almeno contare sulla solidità della proposta.
    Ho conosciuto galleristi e galleriste di notevole spessore culturale, anche disposti/e per anni a non guadagnare pur di fare ricerca e presentare una propria idea del contemporaneo. Sono falliti, tutti. Non c'è adesione da parte degli artisti stessi che, dopo la scoperta si sono subito acquartierati dove il mercato "tirava" di più.
    E, non uno di loro, dopo il "tradimento", è migliorato pur partendo con le migliori premesse.
    In Italia possiamo (ancora per poco) vantarci della qualità della nostra cultura: perché dovremmo preferire i dettami di un costume (perlopiù anglosassone) che non abbiamo i mezzi di affrontare e che non potremmo mai guidare, ma solo esserne travolti?

  • molto belli i fiorellini di campo .
    ho appena appreso dalla tv che sta per uscire al cinema un film su dylan dog, incredibbbile. ma secondo voi tra i protagonisti negativi ci sarà anche hamlin? (il noto gallerista amico di luchetta rossi, cfr dylan dog n.59 'gente che scompare')

  • sono assolutamente d'accordo con il pensiero di Cristiana Curti la svolta dovrebbe venire proprio dagli artisti dal recupero di un rigore di ricerca prima di tutto, rigore che è stato soppiantato dalla voglia di apparire, di esporre sempre e comunque per poter dire di esistere....

  • se ti isoli ti fanno sparire. se esponi troppo sei un artista che mira solo ad esporre.
    non è che forse sarebbe ora di dare meno potere a questi critici/curatori/giornalisti/venuti dal nulla/e quant'altro!!!!!

  • un momento.
    allora se funziona così bisogna iniziare ad analizzare bene entrambe i lati. vogliamo parlare dei curatori/critici? se loro scrivono un testo o curano una mostra solo perchè ben pagati va bene? no spiegatemelo. e senza parlare di curatori che curano tutto. tanti che si spacciano per indipendenti, che difendono il lavoro ecc ecc tante belle parole, poi guarda caso scopri che hanno scitto di qua e di là...ma se glielo fai notare ti dicono "mi hanno pagato bene"!
    invece un artista non può. giusto?

  • Caro "un artista", secondo me sbagli. Chiedere agli artisti di essere più rigorosi nella scelta dei loro partners teorici vuol dire esattamente il contrario di ciò che affermi.
    Anche Craxi diceva che il PSI era corrotto come tutti i partiti del Parlamento e quindi giustificava la corruzione come un costume di cui non si poteva più fare a meno. Ma siamo ancora - nella cultura, ma vorrei dire anche in politica - nella posizione di comportarci "così come fan tutti"?
    La rettitudine deve essere da entrambe le parti, ma poiché sono gli artisti che potrebbero effettivamente lasciare a piedi quelli che scribacchiano (e di cui si lamentano perché usurpano loro la scena), non vedo quale sia il problema.
    Vuol dire che con i "Beatrice" o gli "Sgarbi" (prendiamo sempre loro come esempio per i molti nometti che imperversano) rimarranno solo le mezze-calze, il che già in parte accade, ma non basta.
    La ruota gira, la qualità emerge, checché se ne pensi, ma DEVE cambiare la mentalità di tutti.
    A cominciare dai protagonisti, che per me sono gli artisti. Troppo comodo fare i "poverini" battuti sempre dalla mala sorte.
    Fatevi le ossa con i veri studiosi, che, fra l'altro, si fanno pagare assai meno degli scrivani più modaioli e valgono assai di più, e ne riceverete solo vantaggi.
    Però bisogna anche essere umili e lavorare con loro.

  • @un artista....chiaro che il rigore dovrebbe investire tutte le categorie....ho detto solo prima gli artisti perchè loro sono la base del sistema in quanto la "producono" l'arte, gli altri tutto sommato seguono a ruota....

  • comunque cari signori sarebbe un bell'argomento da approfondire.
    non sono certo Beatrice o Sgarbi ad offendersi se non partecipi ad una loro mostra! il problema è molto più profondo. prova a dire no ad una mostra di questi curatori super indipendent, quelli che si sentono degli studiosi, degli dei scesi sulla terra...e lì ti accorgerai come veramente funziona il sistema. non te lo perdonano. ti depennano. e chiedi poi sostegno agli artisti. c'è da ridere.

Articoli recenti

  • Mercato

Christie’s mette all’asta il guardaroba di Vivienne Westwood

Gli abiti della stilista e attivista britannica andranno in vendita quest’estate, in una doppia asta live e online. Il ricavato…

29 Aprile 2024 13:32
  • Mostre

Il sacro on the road: Cristiano Carotti in mostra da Contemporary Cluster a Roma

L’artista ternano torna a esplorare la dimensione ambientale e il senso del sacro con opere di grande impatto visivo, negli…

29 Aprile 2024 12:10
  • Progetti e iniziative

Tutti i nostri sbagli, l’installazione di Daniele Sigalot all’Aeroporto di Fiumicino

Daniele Sigalot presenta la sua opera incentrata sul concetto freudiano di errore all’Aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino: l’arte ancora…

29 Aprile 2024 10:05
  • Mostre

Martin Chramosta, la frequenza del ritorno: la mostra da Cassata Drone, Palermo

Gli spazi di Cassata Drone Expanded Archive, a Palermo, ospitano una mostra dell’artista elvetico boemo Martin Chramosta che è più…

29 Aprile 2024 9:11
  • Mostre

Robert Indiana a Venezia: Il Dolce Mistero dell’arte e dell’identità americana

Fino al 24 novembre le Procuratie Vecchie di Piazza San Marco accolgono la più importante esposizione di Robert Indiana ospitata…

29 Aprile 2024 0:02
  • Arte contemporanea

World Leader Pretend: Alex Da Corte in mostra da Gió Marconi

Alex Da Corte torna a Milano con una nuova irriverente rassegna di opere, tra dipinti, sculture e installazioni. È la…

28 Aprile 2024 21:19