Un?fesperienza sempre più comune è quella del viaggio in aereo. Bastano pochi minuti dal decollo e dobbiamo letteralmente riformattare la nostra percezione osservando il paesaggio fuori dal finestrino. Anche Sandrine Nicoletta guarda il mondo da mt 0.5 — , un po’ come i protagonisti del wendersiano Cielo sopra Berlino: scruta dall’alto persone ed oggetti ammantati di una luce tersa, abiurando ogni tipologia di organizzazione cartesiana del reale. Ma non basta. In occasione della sua prima mostra torinese, l?fartista si rivolge ad un’idea di architettura decisamente ampia, eversiva e defunzionalizzata grazie alla quale ha riformulato lo spazio espositivo e la sfera percettiva del visitatore.
Oltrepassato l’ingresso della galleria ci s’imbatte in Vedetta: uno stipite di legno al cui
Colpisce lo sguardo fisso e “aperto”, privo di riferimenti, del secondo dei disertori
Infine in una stanza è installata Exit una serie di frames da video accompagnata da un sonoro che raffigura una corsa dell’artista verso le finestre del suo studio di New York; una sorta di esercizio per misurare e appropriarsi dello spazio vissuto quotidianamente. Lavoro, quest’ultimo, leggermente sottotono rispetto al resto ma importante per testimoniare l’ampio respiro della progettualità che Sandrine ha sviluppato per due anni con coerenza e cura per i dettagli.
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