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fino al 30.X.2010 | Gioberto Noro | Torino, Alberto Peola

di - 28 Ottobre 2010
Gioberto Noro (Sergio Gioberto, Torino, 1952; Marilena Noro, Rosta,
Torino, 1961; vivono a Torino) sono una coppia di artisti che lavora su
concetti che evidenziano un’opposizione marcata in grado di rappresentare la
totalità. Una concezione che richiama la visione dualista della filosofia
manichea e il suo universalismo. Opposti quali ordine-caos, natura-cultura,
razionale-irrazionale evidenziano la volontà di definire qualsiasi luogo come
summa e rappresentazione della totalità dell’essere.

Da Peola è stata allestita una mostra raffinata e
riflessiva al contempo, da cui emerge una ricerca rigorosa e meditata nel corso
degli anni, che si identifica con l’utilizzo dell’apparato tecnologico come
strumento di elevazione del pensiero. “Identifichiamo l’inquadratura come
soglia, come luogo privilegiato di incontro, di passaggio, di sospensione tra
il nostro universo interiore e la realtà esterna”
, dichiarano i piemontesi.

Gli artisti vivono questa sospensione come un tempo di
attesa denso di aspettative non bramate, ma consapevoli che ciò che è
fondamentale è il qui e ora. L’artista ha il dovere di dichiarare a se stesso: quando
le menti che si manifestano nell’opera sono due significa che lo scontro della
diversità è stato superato da un processo di conoscenza superiore. Il conflitto
degli opposti convive nell’universo e lo identifica come perfetto
nell’imperfezione assoluta.


Gioberto Noro fanno convivere la costruzione artificiale
di “camere” di cemento realizzate in studio attraverso modellini in legno che si
nutrono della virtualità che dona loro l’obiettivo fotografico. La luce
naturale investe piani fittizi, rivestiti da cemento rubato a ulteriori scatti
e assemblato in scala opportuna.

Sono luoghi che non esistono, che ingannano la
prospettiva e invitano a percorrere immaginari misteriosi. Volgi lo sguardo e
la finzione si moltiplica: nella serie Civilization, alle quinte di cemento si sommano giardini
abbandonati, l’opposto domestico-selvatico è fastidioso ma colmo di quiete, è
di nuovo il tempo assoluto che prevale, l’imperativo che ordina di fermarsi a
riflettere. In Out of garden il
messaggio è proprio quello di uscire dalla civilizzazione, perché troppo piena
di sovrastrutture lontane anni luce dal nostro spirito.


Lea Mattarella, a conclusione del suo testo critico,
afferma: “Perché se compito, o forse destino, dell’arte è spesso quello di
svelare il mistero del mondo, capita anche che questa possa proteggerlo
”. Chi ha meditato a lungo non ha mai fretta di
svelarsi completamente e sa che nulla è più importante del proteggere la verità
che ancora è possibile riconoscere, nell’attesa che gli opposti tornino a
essere motivo di confronto e non solo d’oppressione e conflitto.

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dal 23 settembre al 30 ottobre 2010

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a cura di Lea
Mattarella

Alberto Peola Arte Contemporanea

Via della Rocca, 29 (Borgo Nuovo) – 10123 Torino

Orario: da martedì a sabato ore 15.30-19.30; mattino su appuntamento

Ingresso libero

Info: tel. +39 0118124460; fax +39 01119791942; info@albertopeola.com; www.albertopeola.com

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