L’arte giovane al Castello di Rivoli. Bruna Esposito
Il ciclo inaugurato all’inizio del 2002 al Castello di Rivoli, dedicato all’arte giovane, prosegue con la personale di Bruna Esposito , artista che ha improntato la sua ricerca verso la realizzazione di oggetti e installazioni, ambientate spesso in un contesto urbano, capaci di destabilizzare la realtà circostante. Tra le tre opere presenti in questa personale, Sereno-Variabile, realizzata appositamente per il Castello di Rivoli, è composta da due grandi gabbie
Il lavoro della Esposito instaura un rapporto esclusivo ed individuale con lo spettatore, grazie all’interazione dei tanti elementi sensoriali presenti, difficili da descrivere, e pienamente fruibili solo durante la visione diretta.
The Rock Forniture. Il design della Gufram negli anni del Rock
La mostra allestita nella manica lunga del castello, è una carrellata di oltre 180 pezzi di design che ci raccontano la storia della ditta Guframfondata nel 1966 dai fratelli Guglieminetto in un momento saliente per i cambiamenti sociali e culturali. Nella piena affermazione di alcuni grandi movimenti artistici, come la Pop Art, la Gufram attira l’attenzione di un pubblico vicino al mondo dell’arte, in un clima di scambio, che ha creato dei veri e propri “pezzi da museo” come la mitica poltrona a forma di Bocca ispirata a Dalì (studio 65), o il Pratone realizzato nel 1971 dal gruppo Strum. Il Cactus che diventa appendiabiti, i Multipli, sassi di poliuretano espanso, realizzati da Piero Gilardi, sono l’esempio dell’influenza artistica su questi oggetti, dotati di una doppia identità: una funzionale e una ludica-scultorea, parte di un immaginario giocoso, ma legato ad una continua ricerca e progettazione. La colonna sonora scelta per l’allestimento
Raymond Depardon. Piemonte. Una definizione fotografica
La personale del fotografo Raymond Depardon fa parte di un progetto, promosso dalla Regione Piemonte, che prevede ogni anno l’invito di un fotografo di fama internazionale a dare la sua interpretazione del Piemonte.
Depardon, vicepresidente per l’Agenzia Magnum, ha lavorato come fotoreporter dal Cile al Vietnam.
In quest’occasione l’autore registra immagini di periferie urbane, aziende vinicole, fuori e dentro i centri urbani, scegliendo soggetti che si assomigliano; si fa quasi fatica a riconoscere una via centrale come via Roma ripresa da un angolazione particolare, ed una via secondaria, nella quale i toni e la luce appaiono unificare le differenze. Foto scattate nelle quiete domeniche d’agosto, che ci parlano di un’arte delle distanze accorciate, luoghi lontani, seppur nel circoscritto territorio piemontese, che per un attimo ci appaiono, non solo simili, ma anche più prossimi tra loro.
Fotografia non come finestra verso un mondo sconosciuto, ma come riconoscimento di una stessa identità, in questo caso L’Europa e il Piemonte.
Francis Alÿs. Matrix.2
Il belga Francis Alÿs è l’autore di un progetto dal titolo Matrix.2 che si svolge in uno spazio virtuale; l’opera, infatti, si realizza tramite il sistema dell’ET Elettronica Telecomunicazioni, in uso al Castello di Rivoli. Il pubblico deve comporre un numero prestabilito (+39-011-9565255, numero verde 800180281), avendo così accesso ad una sorta di servizio informazioni automatizzato. Una voce elettronica invita a scegliere un percorso digitando sulla tastiera del telefono le proprie preferenze a delle domande, che conducono in una sorta di circuito chiuso, in cui, indipendentemente dalle risposte la conclusione sarà sempre la stessa. Un’indagine sulla difficoltà di orientamento e scelta tra bene e male, sull’ambiguità tra inizio e fine, e sulla necessità e utilità di ciò a cui si dà importanza e scegliamo per le nostre vite. Nato sull’onda del momento di forte smarrimento dopo i fatti dell’11 settembre, pur senza alcun riferimento all’accaduto, il lavoro di Francis Alÿs invita l’utente ad un recupero dell’introspezione mentale di fronte al senso di assurdità nel quale, spesso, ci si trova e in cui si rischia di rimanere intrappolati.
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donatella galasso
visitata il 25 giugno 2002
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interessante il lavoro di Francis Alÿs, però va detto che chiamare il 187 o il numero verde dell'Acea (per i romani) è un'esperienza ancora più assurda e destabilizzante (provare per credere...)