Fabio Cresci propone al pubblico fiorentino un articolato percorso creativo che si snoda in tre sezioni complementari.
I differenti spazi espositivi raccontano gli stadi di un faticoso cammino spirituale, segnato da cadute e ambiguità, comunque orientato verso un preciso obiettivo e confortato dalla certezza di una Presenza ulteriore, ben oltre il fenomenico.
L’artista sviluppa un discorso che è insieme pittorico e scultoreo, e mira ad affermare la presenza e la forza del Divino come Primo Motore della realtà, di tutto ciò che ci circonda, traendo ispirazione dalle Sacre Scritture e svolgendo una riflessione insieme particolare ed oggettiva.
L’esposizione si apre con una teoria di armi, agganciate alle pareti e adagiate a terra: è il paramento completo di un potenziale guerriero, significativamente assente.
Le immagini in cellulosa, dai contorni aspri e scabrosi, si sdoppiano in un positivo, costituito dagli stessi oggetti, meticolosamente ricoperti da un pigmento nero, cupo ed opaco, ed un negativo, che prende forma dai contorni scuri e vuoti, poggiati su pareti di un bianco abbagliante. E’ qui evidente il dualismo tra la materia e lo spirito, tra l’attualità del reale e la sua evocazione simbolica, precedente e giustificazione, impalpabile quanto viva e presente, dei materiali che giacciono inerti, ammassati sul terreno.
Lo scudo e l’elmo, i calzari, la corazza e la spada, non alludono alla guerra come fatto terreno, doloroso e attuale, che incide sulla carne dell’uomo segni fatali, bensì alla faticosa battaglia spirituale che l’uomo dovrà combattere con se stesso e con il proprio simile, fin quando non avrà la forza di pensare ed agire rettamente, in linea con i dettami della Causa Prima della sua stessa esistenza. Cresci intende così pronunciare una perentoria esortazione ad indossare i sicuri paramenti spirituali della Parola Divina.
Così, nella sala che sovrasta e domina idealmente le altre, un Seme d’oro, infinitamente piccolo, isolato sul suo semplice piedistallo, evoca per contrasto la sicura presenza di una mente creatrice, giusta e onnisciente, in cui albergano le infinite domande e le relative risposte, i dubbi e le soluzioni, la consapevolezza del principio e della fine, l’arbitrio della vita e della morte.
E’ così che l’arte di Cresci si fa strumento didascalico, decisa affermazione della causalità della presenza dell’uomo e dello stesso universo, frutto dell’intenzione progettuale di un’Intelligenza suprema. In termini filosofici, tale progetto creativo è il trionfo dell’ipotesi Finalista che vede in Dio il principio originario e ordinatore di tutte le cose, e la decisa negazione del puro Meccanicismo, che in maniera del tutto semplicistica, attribuisce ad un’improbabile casualità l’evoluzione dei fatti terreni.
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