La stagione del Pecci si è aperta tra il clamore dell’attesissima mostra di Wim Delvoye, la nuova pelle architettonica e grafica del Centro e i riflettori puntati sulla gestione di Daniel Soutif e della sua squadra. Nessuna aspettativa è stata delusa. Nemmeno quelle riguardanti la valorizzazione della Collezione Permanente e la promozione degli artisti toscani.
Lo Spazio Uno – che già in passato accoglieva le opere della Collezione del museo – nei mesi scorsi è stato oggetto di una ristrutturazione radicale che ha prodotto una sensibile riqualificazione dell’ambiente e un nuovo disegno distributivo adeguato per ospitare le opere storiche.
Il programma espositivo, curato da Samuel-Fuyumi Namioka, vuole ripercorrere la storia del Centro Pecci attraverso la cronologia delle grandi mostre che, nel corso degli anni, sono state dedicate ad artisti italiani e stranieri di fama internazionale. Opere
Si realizza, dunque, uno dei desiderata più impellenti per la Toscana: quello di disporre di un vero museo per l’arte contemporanea, fondamentale complemento per qualsiasi attività di ricerca, educazione ed esposizione volta al futuro.
Presso lo Spazio Due, sotto la cavea del teatro all’aperto, invece, è in corso la prima mostra di un progetto triennale (anche questo a cura di Namioka) che il Centro dedica
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