Tra il 1953 e il 1954 Renato Birolli (1905-1959) elabora una propria sintesi stilistica che lo porta, contemporaneamente al suo distaccarsi dalle necessità dei gruppi e delle categorie di riferimento, al raggiungimento della sua più compiuta ed esemplare esperienza artistica.
Sono gli anni in cui lo scenario della pittura italiana vede dispiegarsi su posizioni opposte e irriducibili i vessilli degli artisti figurativi e degli astrattisti, sono gli anni dei primi concetti spaziali di Lucio Fontana, sono gli anni che assistono alla genesi e poi allo scioglimento del Gruppo degli Otto, il ’54, infine, è l’anno della X Triennale di Milano, dove Birolli realizza, su una superficie di 400 metri quadri, i graffiti con la Storia di terra e la Storia di mare .
La poetica dispiegata sulle pareti del Palazzo dell’Arte al Parco Sempione è il frutto maturo di un’evoluzione che ha le radici nel Taccuino delle Marche, redatto da Birolli nell’estate del 1953, e che conosce diverse declinazioni nei dipinti scaturiti da quest’ultimo e realizzati, in gran parte, nel corso di un soggiorno dell’artista a Fosso Sejore. Parlando di queste opere Renato Birolli disse di sentirsi dialetticamente armonico e che, raggiunto questo equilibrio non gli restava che raccontare.
Alla felice congiuntura artistica di questo periodo, grandemente riconosciuta e celebrata dalla critica, è dedicata la mostra che vede esposte quattordici tele e alcune opere su carta tra cui i bozzetti per il graffito della Triennale .
I dipinti esposti sono caratterizzati da un segno depurato da qualsiasi indecisione che ne possa rallentare la percezione. Quella sorta di calligrafismo limpido che
Osservando grandi tele come Spaccato di mare (n°1) o Sezione di mare, entrambi del ’54, si possono riascoltare come assolute e inconfutabili le parole che l’artista pronunciò in occasione di una conferenza tenuta a Firenze, al Gabinetto Viessieux , nel 1953: Colori e forme sono la vita senza bisogno di assomigliarla, minuto per minuto.
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