Complice il complesso museale, con i suoi affreschi, le volte, le cappelle, la mostra Paul Davis: Show People è un incontro inedito e speciale con il grande grafico e illustratore americano.
L’allestimento di Andrea Rauch, senatore della grafica italiana e senese doc, esalta una cosmogonia di divinità dell’industria culturale occidentale.
Attori, personaggi storici, eroi, cantanti, le cui vite artistiche si sono incrociate con quella di Paul Davis, una volta nelle vesti di illustratore di magazine, oppure come grafico di un manifesto per uno spettacolo teatrale, oppure per una locandina di un film.
Le illustrazioni -come i ritratti dai toni realistici- sono vittime di un pantone di colori eccentrico e personale che rende i lavori di Davis caratteristici e depositari di uno stile unico. Le sfumature e le forme morbide, l’impatto pastoso, caldo, umano sono resi ancora di più nel catalogo, dove la scelta di una carta porosa trasmette la vicinanza di quegli eroi alla nostra quotidianità. Magari di telespettatori o di cinofili o di amanti del teatro o –ancora- di nevrotici ‘illustratori’ mentre siamo al telefono, in ufficio, in metropolitana o al parco la domenica.
A Siena sono esposti, in anteprima assoluta per l’Europa, i ritratti di personaggi celebri del mondo dello spettacolo: tra gli altri The Rolling Stones, Jimi Hendrix, Jean Gabin, Duke Ellington, Cat Stevens, George Gershwin, The Beatles, Anthony Hopkins, Greta Garbo, Jack Nicholson, Ingrid Bergman, Kevin Kline.
Ma Davis si è dedicato anche alla politica e allora ecco ritratti volti a fermare nel tempo il viso del personaggio, quasi a pietrificarlo per sempre: dalla famiglia Kennedy, al presidente Lyndon Johnson, fino all’intenso volto di Che Guevara per la rivista Evergreen.
Voluminosi, a volte malinconici, i volti di Davis sono rinascimentali ma dall’inconfondibile sapore americano, oramai uno stile che anche lui ha contribuito a creare e stratificare.
Il catalogo è corredato da un lungo testo di John Lahr, una delle voci più autorevoli del New Yorker, che ricorda come l’arte di Paul Davis sia voce peculiare di un ambiente, quello dello show-biz piuttosto che della politica, che niente affatto è pieno di polvere bensì di sogni della gente.
Ed è proprio parlando di teatro che Davis afferma: “è ciò che resta della vita reale dopo aver operato gli scarti necessari a dimostrare un concetto”. E l’arte del sottrarre è una strategia cruciale del lavoro dell’artista, per cui eliminare i dettagli implica un incremento del potere emotivo dell’immagine.
Per Davis l’arte ha sempre rappresentato la migliore via di fuga. “Mi porta via del tutto. È come andare sott’acqua” dice “Si perde il solito contatto con la realtà e ci si trova in una zona completamente distaccata dal mondo reale”. Terapia Paul Davis!
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