Sono molte le incertezze che ancora oggi circondano la vita di Arnolfo di Cambio (documentato dal 1265 e morto tra il 1302 e il 1310) conosciuto come architetto, ingegnere, scultore, urbanista e che, forse, ha lavorato anche come pittore, a cui si deve il rinnovamento di Firenze sul finire del ‘200 (Santa Maria del Fiore, Palazzo della Signoria, la sistemazione del Battistero e delle piazze di Santa Croce e Santa Maria del Fiore) e le Terre Nuove Fiorentine (Terranova Bracciolini, San Giovanni Valdarno, Castelfranco di Sopra).
Chiaramente la conoscenza delle vicende biografiche e artistiche di Arnolfo è strettamente legata alla sua fortuna, al suo mito, ai diversi ruoli che gli sono stati assegnati nel tempo. Sono proprio le Fortune di Arnolfo il tema dell’esposizione in corso a San Giovanni Valdarno, fulcro delle Celebrazioni per il VII centenario della morte di quest’artista poliedrico.
Si tratta di una mostra diversa, sicuramente audace, con un allestimento scenografico che cerca di far riflettere sulle tre principali ‘fortune’ di Arnolfo a partire dalla ripresa tardorinascimentale, per la precisione da Giorgio Vasari che scrive la prima biografia di Arnolfo di Cambio presentandolo come il Cimabue dell’architettura.
Cinquanta opere (tra disegni, dipinti, sculture, arazzi, incisioni e libri antichi) conducono il visitatore dal ‘500 all’800, nella seconda sezione della mostra dedicata al secolo in cui Aristodemo Costoli, Luigi Pampaloni e Errico Alvino, per completare la facciata di Santa Maria del Fiore di Firenze, si sono dovuti confrontare con l’eredità arnolfiana dimostrando l’attualità della figura di Arnolfo in una città che aveva sviluppato un notevole gusto neogotico.
L’esposizione si conclude con una suggestiva sezione dedicata all’opera pucciniana Gianni Schicchi (scritta nel 1918 su libretto di Giovacchino Forzano) ambientata nella Firenze del ‘200, in una città ricca di citazioni arnolfiane. Non a caso il grande fondale, dipinto da Galileo Chini per la prima dell’opera (svoltasi a New York nel 1918) con Palazzo della Signoria, è riproposto nella mostra insieme a studi, bozzetti di scena, figurini e costumi utilizzati nelle più significative messe in scena dell’opera.
Arnolfo Urbanista , ospitata nel Palazzo d’Arnolfo, vuole illustrare i progetti urbani, gli spazi pubblici, le tecniche e i metodi di progettazione che secondo le fonti documentarie e le tradizioni attributive possono essere ricondotte ad Arnolfo. Il curatore, Enrico Guidoni, per la prima volta illustra una sua importante scoperta: il nuovo ponte di Altafronte, ovvero il quinto ponte sull’Arno progettato da Arnolfo nel 1297 e dimenticato dalla storiografia. Un’altra curiosità è la costante presenza della firma di Arnolfo nei suoi interventi urbanistici, infatti più di una volta nasconde una A tra le trame viarie fiorentine.
Città e Architettura, le matrici di Arnolfoè invece il tema della mostra allestita nella Pieve di San Giovanni Battista. Maria Teresa Bartoli, Stefano Bertocci, Marco Bini ed Emma Mandelli espongono i risultati dei rilievi eseguiti su alcuni edifici attribuiti ad Arnolfo (Palazzo della Signoria, la Loggia dei Lanzi, Orsanmichele e la Loggia del Bigallo), strutture che sono state progettate seguendo la serie numerica di Leonardo Fibonacci, meglio conosciuta come sezione aurea . Nella seconda sezione della mostra si ricorda l’incarico, assegnato ad Arnolfo nel 1284, di rinnovare Firenze, lavoro che gli permise di allargare l’estensione delle mura della città con una nuova cerchia muraria che riproponeva il profilo della testa di un leone, simbolo della città.
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