Accesso alla galleria oscurato da tendine nere. Pareti bianche a creare contrasti netti col nero delle opere e un’unica nota colorata di arancione (lo stesso arancione del catalogo) sul supporto di un altro quadro. Suoni sordi e cupi dal forte richiamo al ritmo cardiaco o al ventre materno e tanta gente all’inaugurazione. Questo è PPP, titolo della mostra di Roberto Coda Zabetta, a cura di Maurizio Sciaccaluga.
Nell’elegante catalogo, curatore ed amici raccontano il lavoro di Coda Zabetta sottolineando la forte componente musicale e cinematografica della sua ricerca. PPP è infatti la sigla che gli addetti ai lavori usano per indicare il primissimo piano cinematografico ma, per Roberto forse, è il modo migliore per chiudere un cerchio di fortuiti incontri romani con ambienti e personaggi di Pier Paolo Pasolini.
Stesso bianco e nero e visi altrettanto espressivi. Queste facce corredate da titoli ricercati come Periglioso gesto delle distanze terrene o L’immaginazione dei fanciulli analfabeti sarebbero piaciute al regista perché lo sguardo sembra essere il medesimo. Il taglio dato a questa mostra, curata in ogni piccolo particolare (suoni e luci sono parte integrante del lavoro) è proprio quello che contraddistingue l’installazione e in genere di ogni avventura che si avvalga di un luogo sospeso dalla realtà. Un evento dove l’attenzione è tutta concentrata nella creazione di uno spazio ‘altro’, diverso, lontano dalla quotidianità del fuori, dal quale infatti si vuole escluso, e tutto proteso nella dilatazione di questo interno cavernoso. Dove tutto è esattamente in primissimo piano, al pari delle immagini ritratte.
Il lavoro è ancora quello espressionista dove ogni riferimento al dippring ha la funzione di creare giustapposizioni e a volte concrezioni di materia intorno alle immagini o dentro di esse. Lo smalto accende di luci intense gli scorci più arditi; mentre la sbavatura è solo un inganno: le forme della pennellata larga e materica così come le colature rimangono controllate e vigili. Attente ad assolvere la loro funzione. Gelate si direbbe, con artificio.
matilde puleo
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